Catania, madre 26enne uccide il figlio di tre mesi lanciandolo a terra

03/12/2018 di Redazione

Una ragazza di 26 anni è stata arrestata dalla polizia a Catania con l’accusa di avere ucciso il proprio figlio di tre mesi lanciandolo a terra. Il neonato è morto in ospedale, lo scorso 15 novembre, il giorno dopo il ricovero per le ferite riportate alla testa. La notizia si è appresa oggi, dopo che personale del commissariato di Polizia Borgo Ognina ha eseguito nei confronti della donna un’ordinanza cautelare in carcere emessa dal Gip, su richiesta della Procura, per omicidio aggravato dall’avere agito contro il discendente. Le indagini del commissariato sono state coordinate dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, dall’aggiunto Ignazio Fonzo, che coordina il dipartimento reati contro le persone, e dal sostituto Fabio Saponara.

Catania, mamma 26enne uccide il figlio di tre mesi lanciandolo a terra

Il bimbo è stato portato precisamente nel pronto soccorso del Cannizzaro, dove è stato intubato, e poi trasferito nella rianimazione della Neonatologia del Garibaldi-Nesima, dove è poi deceduto, il giorno dopo il ricovero. In un primo momento la madre aveva riferito che il figlio «si era fatto male cadendole accidentalmente dalle braccia a causa di una spinta che si era data da solo». In seguito, attraverso l’audizione, da parte della Procura e della polizia, di tutti i soggetti intervenuti nell’immediatezza e dei fatti, e della stessa 26enne sentita alla presenza del difensore di fiducia, si accertava che la caduta del bambino non era stata accidentale bensì che era stata la madre dello stesso a scaraventarlo a terra con forza.

La difesa: avevo la «mente oscurata»

L’omicidio è stato commesso in casa della nonna paterna della 26enne, che non è sposata e che al figlio aveva dato il proprio cognome. Il legale della donna, l’avvocato Luigi Zinno, ha riferito che donna ha detto di «essersi sentita male» e che la sua intenzione era di «gettarlo sul letto e non per terra». Avevo la «mente oscurata» e «non so spiegare cosa è successo», ma sicuramente «non volevo uccidere mio figlio, non ho mai pensato di ucciderlo» perché «io lo amavo», avrebbe dichiarato la 26enne arrestata nell’interrogatorio davanti ai pm.

Stando a quanto riferisce l’avvocato è stata la ragazza a chiamare aiuto. Sarebbero subito arrivati arrivati la nonna, 85enne, e suo padre, e a loro avrebbe detto che il piccolo gli era scivolato dalla mani ed era finito a terra. «Quel giorno stava male – ha affermato il penalista – e aveva chiamato suo padre, che era al lavoro, per dirgli se poteva tornare a casa. La signora aveva avuto un’infanzia dolorosa per la morte della madre, che ha perso quando aveva 11 anni. Quando è rimasta incinta è andata a vivere con la nonna». Secondo l’avvocato, la ragazza ha sofferto di «una grave forma di depressione post partum, che ha aggravato la sua condizione di persona fragile psicologicamente». Per questo il padre le aveva fissato degli incontri con specialisti, ma lei non sarebbe andata.

(Foto di copertina generica di auto della Polizia di Stato da archivio Ansa)

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