Giulia Bongiorno: «Rinunciamo all’emendamento sulla castrazione chimica, per il momento»

02/04/2019 di Enzo Boldi

Il 2 aprile può essere celebrato come il giorno della razionalità, del buon senso e della consapevolezza della politica italiana. Pochi minuti dopo l’accordo tra la maggioranza e le opposizioni su un emendamento unitario per istituire la fattispecie di reato di Revenge Porn, votato poco dopo all’unanimità da Montecitorio, la Lega ha annunciato il proprio passo indietro sulla presentazione dell’emendamento sulla castrazione chimica per punire chi si macchia di reati di stupro e violenza. Il testo, infatti, non trovava l’appoggio di buona parte del Movimento 5 Stelle e per non rallentare l’iter dell’approvazione alla Camera del ddl Bollino Rosso, si è deciso di rimandare questo tema più in là nel tempo.

Ad annunciare la decisione del Carroccio è stata la senatrice leghista Giulia Bongiorno, da sempre in prima linea a favore dell’istituzione della pena della castrazione chimica per chi si rende protagonista di reati a sfondo sessuale. Una mossa per non intralciare i cammino, che pare finalmente spedito, del disegno di legge sul Bollino Rosso per contrastare i fenomeni di cronaca che vedono le donne come vittime.

La Lega, per il momento, rinuncia alla castrazione chimica

«Noi della Lega avevamo chiesto di aggiungere con un emendamento quello che nel linguaggio tecnico viene definita la castrazione chimica, che non è altro che un trattamento farmacologico volontario e reversibile, già previsto in altri Paesi – spiega Giulia Bongiorno a margine dei lavori alla Camera dei deputati -. Siamo consapevoli che questo emendamento, in questa fase, non è condiviso dai Cinque stelle. Abbiamo, quindi, deciso di ritirarlo. Ora, infatti, abbiamo una priorità: quella di mandare avanti compatto questo governo».

Il ddl sarà presentato a parte in futuro

«La nostra è una scelta d’amore nei confronti delle donne – prosegue Giulia Bongiorno -. Vogliamo che il ddl sul codice rosso venga approvato. È una svolta epocale nella battaglia contro la violenza nei confronti delle donne». Per il momento, dunque, la possibilità di applicare la castrazione chimica come reato per punire chi commette stupri e violenze sessuali, non è tra le priorità del governo perché il Movimento 5 Stelle si è detto più volte contrario a questo tipo di proposta. La questione, però, potrebbe tornare ben presto in auge, come detto dalla stessa senatrice leghista: si parla di un trattamento farmacologico «già previsto in altri Paesi e sarà presente in un altro ddl che presenteremo a parte».

(foto di copertina: ANSA/ETTORE FERRARI)

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