La Cassazione ha deciso che inviare foto hard a un minore è considerato violenza sessuale

La Suprema Corte ha ritenuto giusto l'arresto di un 32enne che aveva inviato delle foto a una minorenna

08/09/2020 di Ilaria Roncone

Un 32enne è stato condannato per aver inviato delle foto hard su Whatsapp insieme una serie di messaggi «allusivi e sessualmente espliciti» a una minorenne minacciando di pubblicare la chat sui social o su pagine hot qualora la giovanissima non gli avesse inviato un immagine dello stesso genere. Fatto ricorso alla Cassazione, l’uomo si è visto confermare la condanna: i giudici del Palazzaccio hanno confermato la sentenza e hanno così stabilito che inviare foto hard minore tramite Whatsapp potrà essere considerato violenza sessuale anche in mancanza «dell’incontro e dell’atto sessuale».

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La sentenza della Cassazione farà da deterrente

La possibilità di essere condannati e incarcerati per violenza sessuale inviando contenuto hard a persone minorenni dovrebbe – si spera – agire come deterrente per coloro che agiscono con cattivi intenti. Se finora l’invio di materiale osé tramite cellulare a minorenni non ha costituito un reato per il quale si finisce in carcere, da oggi le cose cambiano. Inviare foto hard a un minore fa scattare la custodia in carcere; il 32enne in questione è riuscito a ottenere i domiciliari.

Secondo la difesa l’indagato «non aveva intaccato la sfera sessuale della minore»

La difesa si è presentata davanti alla Corte Suprema per contestare la condanna. Secondo gli avvocati non si poteva trattare di violenza sessuale poiché «mancava l’atto sessuale» non essendo «avvenuto alcun incontro»; escluso dagli avvocati difensori anche il child grooming, ovvero «la pratica di adescamento di un soggetto minorenne in internet, tramite tecniche psicologiche volte a superarne le resistenze ed ottenerne la fiducia per abusarne sessualmente». Per la Cassazione, invece, la «violenza sessuale risultava pienamente integrata, pur in assenza di contatto fisico con la vittima, quando gli atti sessuali coinvolgessero la corporeità sessuale della persona offesa e fossero finalizzati e idonei a compromettere il bene primario della libertà individuale nella prospettiva di soddisfare o eccitare il proprio istinto sessuale». Il reato è stato identificato «nell’induzione allo scambio di foto erotiche, nella conversazione sulle pregresse esperienze sessuali ed i gusti erotici, nella crescente minaccia a divulgare in pubblico la chat».

 

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