La Cassazione conferma l’assoluzione per gli agenti accusati della morte di Giuseppe Uva

09/07/2019 di Enzo Boldi

Giuseppe Uva non è stato ucciso da nessuno. I due carabinieri e i sei agenti della polizia che erano finiti a processo per la morte del 43 anni, fermato in stato di ebbrezza alle 3 del mattino il 14 giugno 2008 a Varese, sono stati tutti assolti anche dalla corte di Cassazione che ha messo la parola fine sulla questione dopo le sentenze analoghe del processo di primo grado e di Appello. L’uomo, quindi, non è morto a causa di ferite inferte da parte degli uomini delle forze dell’ordine, ma sarebbe deceduto per cause non ascrivibile al comportamento degli agenti. Si chiude così il caso Uva.

Gli imputati – sei poliziotti e due carabinieri – erano stati accusati accusati di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona, ma erano stati già assolti per questi capi di imputazione, con formula piena, sia in primo grado che in Appello. Il ricorso era stato depositato dalle parti civili e dalla Procura, dopo un lungo calvario fatto di racconti e ipotesi di reato che, invece, non sono stati ritenuti veritieri da parte dei giudici della Cassazione.

Caso Uva, tutti assolti anche dalla Cassazione

«Siamo soddisfatti – hanno spiegato i rappresentanti legali delle otto persone coinvolte nel caso Uva in un procedimento andato avanti per undici anni – anche se non ci aspettavamo che il procuratore generale chiedesse l’annullamento della sentenza di assoluzione. La vicenda è comunque chiusa ed è stato stabilito che carabinieri e poliziotti agirono rispettando le regole del nostro Ordinamento».

Il gip parlava di percosse e violenze

Il caso Uva si aggiunge, con esiti diversi, a quello Cucchi e Aldrovandi. Le accuse nei confronti dei carabinieri e dei poliziotti erano molto simili in tutti e tre gli episodi e la valutazione era arrivata direttamente dal gip che rinviò a giudizio le otto persone coinvolte: «Giuseppe Uva è stato percosso da uno o più presenti in quella stanza, da ritenersi tutti concorrenti materiali e morali». Da lì 11 anni di processo, fino all’assoluzione definitiva arrivata nella tarda serata di lunedì.

(foto di copertina: ANSA/MILO SCIAKY/DRN)

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