La richiesta di messa in stato di accusa contro Mattarella è una idea di Rocco Casalino e Pietro Dettori

31/05/2018 di Redazione

La richiesta di stato d’accusa contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il rifiuto di nominare Paolo Savona ministro dell’Economia è stata una idea di Rocco Casalino e Pietro Dettori, il capo comunicazione e il responsabile dei social media del M5S , strettissimo collaboratore di Davide Casaleggio.

Casalino e Dettori hanno suggerito a Di Maio la richiesta di messa in stato di accusa contro Mattarella

Secondo una ricostruzione del Foglio di oggi, che si basa su racconti fatti dai parlamentari Cinque Stelle furiosi contro quella che viene chiamata la Rete Magica di Di Maio, il ristretto cerchio di fedelissimi che ispira le mosse del capo politico, sono stati Casalino e Dettori a ispirare l’attivazione del procedimento ex articolo 90. Domenica sera, dopo la decisione di Mattarella di non controfirmare il decreto di nomina di Paolo Savona a ministro dell’Economia che ha provocato la rinuncia del presidente del Consiglio incaricato, Giorgia Meloni aveva proposto per prima la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica. Come già successo in passato, il cosiddetto impeachment, che non è tale, è confuso con un procedimento politico per la rimozione del capo dello Stato, come avviene in altri sistemi presidenziali, ma è in realtà un processo penale per reati gravissimi come l’attentato alla Costituzione e l’alto tradimento.

Casalino
Rocco Casalino arriva alla sede dei gruppi parlamentari in via del Vicario a Roma, 22 maggio 2018. Vincenzo Tersigni/ANSA

Probabilmente senza consapevolezza, e pressati dalla necessità di invertire la tendenza dei sondaggi favorevoli a Matteo Salvini in queste settimane, Casalino e Dettori hanno trovato geniale, come scrive il Foglio, la follia lanciata da Giorgia Meloni di richiedere lo stato d’accusa contro Mattarella, spingendo Di Maio a un errore clamoroso, che l’ha messo in grande difficoltà anche nel M5S. I parlamentari dei Cinque Stelle erano in realtà in maggioranza contrari a una simile forzatura istituzionale, bocciata in particolare dall’anima vicina a Roberto Fico.  Oltre ad Alessandro Di Battista, relativamente pochi parlamentari pentastellati si erano spinti a sostenere la richiesta della messa in stato d’accusa contro Mattarella.

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