La sparata di Casaleggio sul Parlamento: o c’è ignoranza o c’è malizia

Vendesi sovranità popolare a prezzi stracciati. Venghino, siori, venghino alla fiera della democrazia rappresentativa. La frase di Davide Casaleggio, intervistato dal quotidiano La Verità diretto da Maurizio Belpietro, racchiude in sé tutti i dubbi che hanno accompagnato l’avventura del Movimento 5 Stelle dalle sue origini: da beppegrillo.it alla piattaforma Rousseau. La sua è una vera e propria profezia: «Tra qualche lustro – dice – l’Italia potrebbe non avere più bisogno del Parlamento». Il tutto in nome della democrazia diretta della rete.

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Casaleggio sul Parlamento: «Tra qualche lustro non servirà più»

Un’affermazione del genere apre a due interpretazioni: o c’è ignoranza, o c’è malizia. Nel primo caso, Davide Casaleggio ignorerebbe le conseguenze della scelta di affidare al clic del popolo del web le decisioni più importanti in termini di economia, politica estera, ratifica di trattati internazionali, scelte militari, politiche sociali. Quelle stesse persone – reali, troll o fake – che passano i migliori momenti della loro vita a insultare questo o quello sui social network, a inventarsi bufale pericolosissime, a rovinare la reputazione di personaggi noti e meno noti. A emozionarsi per un salvataggio di gattini sull’albero e a inferocirsi per quello di un barcone con sopra i migranti.

Casaleggio sul Parlamento, vuole cedere a Facebook e Google la nostra sovranità?

La seconda interpretazione è quella della malizia. Le parole di Davide Casaleggio potrebbero anche essere il riflesso involontario dell’imprenditore che opera sul web per costruire il suo business. E che, con questa proposta, realizzerebbe i sogni più proibiti di Google e Facebook: avere completamente il controllo della sovranità popolare. Le scelte politiche di un Paese come l’Italia passerebbero improvvisamente nelle mani di operatori stranieri. Che sarebbero in grado di monetizzare anche sul nostro voto. Quelli che già tracciano un nostro profilo dettagliato in base agli acquisti che facciamo online, ai film in streaming che vediamo, alla musica che ascoltiamo, sarebbero in grado di aggiungere alle loro informazioni anche quelle relative alle nostre scelte politiche. La strada verso il pensiero unico è tracciata.

FOTO: ANSA/ANGELO CARCONI

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