Salvini non istigò gli haters social di Carola Rackete

Archiviata quella parte delle accuse al leader della Lega

18/05/2021 di Gianmichele Laino

La notizia era nell’aria da tempo, cioè da quando – a gennaio 2021 – il quotidiano Domani aveva anticipato l’esito delle indagini dei magistrati su quanto sottolineato dalla capitana della Sea Watch Carola Rackete rispetto alla condotta, nei suoi confronti, dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il leader della Lega non istigò gli haters che, numerosi, nei giorni immediatamente successivi all’approdo della Sea Watch in Italia (la capitana aveva forzato le prescrizioni e gli obblighi portando in salvo i migranti soccorsi in mare e ospitati sulla propria nave) e nei mesi successivi avevano attaccato – con parole e accuse irripetibili – la stessa donna tedesca. Secondo l’accusa, quel comportamento era stato veicolato da alcune esternazioni pubbliche di Matteo Salvini.

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Carola Rackete non fu insultata per colpa di Salvini

Ora è ufficiale che il gip di Milano Sara Cipolla ha accolto le richieste del pubblico ministero, relativamente all’archiviazione dell’accusa di istigazione a delinquere per quanto riguarda Salvini rispetto agli insulti che alcuni haters sui social network avevano rivolto a Carola Rackete. Resta invece in piedi l’accusa di diffamazione che la stessa Carola Rackete ha rivolto a Salvini per le sue parole ritenute fortemente offensive.

L’archiviazione di Matteo Salvini sull’istigazione a delinquere deve assolutamente far riflettere in merito all’utilizzo dei social network e, soprattutto, rispetto alla propaganda realizzata da personaggi famosi (non soltanto del mondo della politica) nei confronti di diretti avversari e/o competitors. Spesso, infatti, a partire da post aggressivi, si sviluppano delle vere e proprie ondate di shitstorm rispetto al soggetto attaccato. Una questione che rappresenta un inquinamento della rete e un motivo in base al quale il web non rappresenta di certo un luogo sicuro. In seguito a campagne di odio online, infatti, capita spesso che i soggetti interessati possano subire delle conseguenze a livello psicologico molto gravi. Eppure, stando a quanto riportato dal tribunale di Milano, su richiesta dei magistrati, in questo caso non si configurerebbe alcuna responsabilità. Un grave colpo per l’utilizzo etico dei social network.

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