No, Calenda: insistere con questa cosa del cigno e della panza non è salutare
28/02/2019 di Gianmichele Laino
Partendo dal fatto che questo dibattito è davvero surreale e che anche noi siamo un po’ sbalorditi dal fatto di ritrovarcene all’interno con tutte le scarpe, sembra utile ribadire – visto la piega che sta prendendo la questione – che la storia di Carlo Calenda, del cigno e della panza è un macroscopico errore che, a furia di essere ripreso, continua a ingigantirsi.
Carlo Calenda e l’errore del cigno
Non per questioni estetiche, che hanno colpito molti commentatori ma che a noi non riguardano. Non per aspetti relativi alla gestione del proprio tempo libero, che ognuno impiega come crede. Non per la prontezza del fotografo che ha immortalato un cigno di passaggio, diventato famoso suo malgrado.
Ma per il concetto di base che c’è dietro a quella foto. Carlo Calenda voleva prendere in giro i sovranisti à la Vladimir Putin (in grado di fare i bagni rituali nell’acqua ghiacciata) e ha pubblicato una sua foto in costume sulle rive di un laghetto alpino dove stava passando, proprio in quel momento, un cigno. Il risultato è stato quello di inseguire il populismo e il sovranismo attraverso la comunicazione tipica di quei messaggi. Quello è un terreno minato nel quale è impossibile avventurarsi senza scottarsi.
Carlo Calenda continua a insistere con il cigno
Non è convincente la spiegazione che l’ex ministro dello Sviluppo Economico ha dato sui propri social network: «Certo i sovranisti si sconfiggono con le idee e i contenuti, ma attenzione c’è una sfida anche in termini di comunicazione e l’ironia gioca una parte importante perché è un linguaggio universale. Una certa sinistra sussiegosa e spocchiosa, pronta a darti del tecnocrate quando parli di contenuti e a criticarti dalla prospettiva opposta quando pratichi l’ironia, è il miglior alleato di Salvini».
I progressisti possono essere percepiti dall’opinione pubblica come un qualcosa di diverso rispetto ai sovranisti come Matteo Salvini solo e soltanto se anche la loro comunicazione viene vista come «altro», come una differenza sostanziale da marcare. Cercare di utilizzare i loro messaggi per veicolare un contenuto differente è deleterio. Perché si cerca di applicare un format che funziona soltanto in una direzione.
Per fare un paragone con l’audience televisiva, è come se mettessimo Barbara D’Urso – o qualsiasi altro esperto conduttore dei programmi di intrattenimento pomeridiano – a condurre SuperQuark. L’effetto sarebbe paradossale e il contenuto sarebbe viziato dalla forma. Barbara D’Urso funziona perché è Barbara D’Urso e SuperQuark funziona perché è SuperQuark.
Basterebbe riconoscere l’errore e non avventurarsi in spiegazioni scivolose che non fanno altro che peggiorare la situazione. Un consiglio: con la storia del cigno, sarebbe meglio chiuderla qui.