Carfagna, Gelmini, Brambilla e la storia delle telefonate hard su Silvio

Rispunta ciclicamente la leggenda metropolitana delle intercettazioni tra le ministre che parlano dell’arte del pompino in riferimento a Berlusconi

E’ una storia che spunta ciclicamente ogni volta che si parla di Mara Carfagna e di Michela Vittoria  Brambilla, e anche – qualche volta – quando esce il nome di Mariastella Gelmini. Intercettazioni hot, o meglio ancora hard, che coinvolgerebbero le tre ministre del governo Berlusconi che parlano dell’arte della fellatio in riferimento, guarda caso, a non ben precisati servizietti che avrebbero fatto al premier.

TELEFONATE E POMPINI – A tirarla fuori ci pensa stavolta, come in altre occasioni, Fabrizio D’Esposito sul Riformista, in un articolo uscito sabato scorso. Nel quale si ricostruisce con molta fantasia quel periodo (un annetto e mezzo fa) in cui scoppiò il famoso scandalo Noemi-D’Addario. Sostiene D’Esposito:

l’avvertimento a mezza bocca che si lasciano scappare dall’inner circle del Cavaliere:«Mara? Non le conviene andarsene…». Il fantasma è quello famigerato delle intercettazioni hard della collezione primavera-estate 2008. Procure di Milano e Napoli. Mai uscite, però. Brandelli di conversazioni comparsi qua e là nelle redazioni, compresa la nostra. Il primo vero sexgate del Cavaliere. Quello più dirompente, per certi versi. Tre le presunte protagoniste delle intercettazioni hard sul premier: Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Michela Vittoria Brambilla. Tre ministre.

La storia è divertente, ma fa acqua da tutte le parti. Se davvero sono usciti ‘brandelli di conversazioni’, perché i giornali non le hanno pubbicate? Se Napoli e Milano avevano le intercettazioni, significa che stavano intercettando le tre ministre, magari quando ancora non lo erano, ma erano parlamentari. Per quale reato? E come mai di questo reato non si è mai saputo niente? Ah, tra parentesi: le intercettazioni riguardano tre persone: erano in conference call? L’avevano convocata per discutere meglio di come si fa un pompino? E poi: perché tutto questo dovrebbe uscire dal PdL, e dall’inner circle del Cavaliere, come se fosse una velata minaccia del tipo: se te ne vai, noi facciamo uscire le conversazioni? Sarebbe un bell’autogoal da parte di quegli intelligentoni, visto che la magra figura la rimedierebbe anche Berlusconi, il quale avrebbe fatto ministre tre tipe specializzate nell’arte della fellatio. Infine: D’Esposito dice che anche nella loro redazione arrivarono le conversazioni: perché non le pubblica? Perché non ha i documenti originali? Cos’ha, un copincolla presunto di testo, cioé una cosa che è capace anche un bimbo a falsificare? Ma passiamo all’altra prova schiacciante:

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