Nuovi dettagli sulla morte del carabiniere: «Varriale era nella piazza prima della chiamata al 112»

La dinamica di quanto accaduto la notte in cui è morto il vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega diventa sempre più complessa. Dopo i cambi di versione sull’identità degli aggressori, prima magrebini poi americani, e sulla persona che aveva telefonato al 112, prima considerata una signora e poi emerso che si tratta di un uomo, ora emergono nuovi dettagli. La ricostruzione riportata nell’ordinanza cautelare emessa dal gip Chiara Gallo che conferma il carcere per i due coindagati Christian Gabriel Natale Hjort e Finnegan Lee Elder aggiunge un nuovo tassello: Andrea Varriale si trovava già in piazza Mastai.

Nuovi dettagli sulla morte del carabiniere: «Varriale era nella piazza un’ora prima della chiamata al 112»

Nel testo dell’ordinanza cautelare con cui il gip Chiara Gallo ha confermato il carcere per i due californiani, uno dei quali, Elder, ha confessato l’omicidio di Rega dicendo che aveva avuto «paura» avendolo «scambiato per un pusher», emergono nuovi dettagli. Il gip infatti scrive che «dall’annotazione del carabiniere Varriale emerge che poco tempo prima di ricevere l’incarico di effettuare l’operazione in abiti civili, alle ore 1,19, era intervenuto in piazza Mastai su ordine del maresciallo Pasquale Sansone che gli riferiva di trovarsi sul posto insieme ad altri operanti per la ricerca di un soggetto che si era sottratto all’identificazione dandosi alla fuga dopo aver consegnato ai militari un involucro di colore bianco contenente una compressa di tachipirina». Varriale si trovava intorno alle 1.19 già in zona, mentre la telefonata giunta al cellulare del militare poi ucciso era partita dalla centrale operativa del comando gruppo Roma intorno alle 2.10.

«Sul posto veniva identificato Sergio B. che riferiva di essere stato vittima di un borseggio operato da due persone che dopo il furto si allontanavano a piedi in direzione lungotevere altezza ponte Garibaldi» continua il gip nel testo dell’ordinanza. «Precisava inoltre che all’interno della borsa che gli avevano asportato era presente il suo cellulare documenti ed altri effetti personali. Al momento gli operanti invitavano Sergio B. a sporgere denuncia presso un qualsiasi ufficio di polizia e riprendevano il normale servizio».

La ricostruzione di Varriale

Il carabiniere Andrea Varriale ha ricostruito quanto accaduto quella notte. «I due soggetti, notati di un  atteggiamento palesemente guardingo e sospettoso, venivano da noi repentinamente avvicinati» si legge nel testo dell’ordinanza cautelare emessa dal gip che riporta la ricostruzione del Carabiniere. «Contestualmente ci qualificavamo come appartenenti all’Arma dei carabinieri attraverso anche l’esibizione dei nostri tesserini di riconoscimento. Ma i due – continua la ricostruzione di Varriale- ancor prima di procedere a una qualsiasi forma di regolare controllo ci aggredivano fisicamente per vincere un nostro tentativo di bloccaggio». Il carabiniere riporta allora di essere stato aggredito dal ragazzo con la felpa, che si «dimenandosi fortemente con calci, graffi e pugni riusciva a liberarsi dalla mia presa. Dopo pochi istanti, notavo entrambi i soggetti che si davano alla fuga in direzione via Cesi e in tale frangente notavo il vice brigadiere Cerciello Rega che perdeva moltissimo sangue dal fianco sinistro all’altezza del petto». Rega prima di «accasciarsi al suolo» avrebbe detto al collega «mi hanno accoltellato».

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