Cara di Mineo, la truffa dei migranti fantasma
15/10/2015 di Redazione
La procura della Repubblica di Caltagirone ipotizza il reato di truffa compiuto attraverso un anomali utilizzo dei badge destinato ai profughi al centro di accoglienza per i rifugiati di Mineo. Il Consorzio che gestisce il più grande Cara d’Europa, secondo l’accusa, avrebbe messo a punto un sistema per intascare indebitamente i 35 euro che la Prefettura paga per ogni migrante per ogni giorno di permanenza nel centro. La truffa sarebbe costata in 4 anni centinaia di migliaia di euro. Lo racconta Alessandra Ziniti su Repubblica:
La reale entità della truffa del badge è ancora in fase di quantificazione, ma il meccanismo è chiarissimo. Quando i migranti vengono condotti al Cara viene loro consegnato un badge che dà diritto ad usufruire di tutti i servizi del centro: dalla mensa all’emporio all’ambulatorio. E che, naturalmente, serve agli ospiti per entrare ed uscire dal centro. Quando non viene utilizzato per tre giorni di fila, il badge va in allarme, segnalando l’assenza dal Cara del migrante in questione. Dopo ulteriori due giorni di inattività, il tesserino magnetico viene automaticamente disattivato. E se, per i primi tre giorni di “assenza” i 35 euro di diaria sono comunque dovuti al gestore, passate le 72 ore, nulla più sarebbe dovuto. Ed è proprio qui che si innesta la truffa. Perché le assenze che vengono automaticamente registrate dal sistema computerizzato del Cara non sarebbero state segnalate alla Prefettura che, dunque, dal 2011 ad oggi avrebbe continuato a pagare diarie non dovute per giorni, settimane, mesi per migliaia di migranti fantasma.
LEGGI ANCHE: «Migranti, il pozzo nero del populismo»
L’inchiesta è condotta dal procuratore Giuseppe Verzera. Si sopetta anche dell’esistenza di un vero e proprio mercato parallelo di badge. La truffa viene ipotizzata nel quarto filone d’inchiesta sul Cara di Mineo. Gli altri filoni riguardano le irregolarità su un appalto da 100 milioni di euro per la gestione del centro, una partentopoli delle assunzioni del personale e infine l’induzione alla corruzione con l’offerta di posti di lavoro in funzione di cambio di gruppo al consiglio comunale di Mineo.
(Foto di copertina: ALBERTO PIZZOLI / AFP / Getty Images)