Il governo del Nicaragua accusato di aver pianificato una campagna di disinformazione sui social

Questo emerge da un'analisi di Facebook, che ha chiuso più di mille tra account e pagine social di membri del governo che hanno inquinato il dibattito in Nicaragua dal 2018

02/11/2021 di Ilaria Roncone

In Nicaragua questo fine settimana si terranno le elezioni presidenziali. Con i principali sfidanti del presidente incarcerati e gli Usa che non esitano a definire queste elezioni una farsa, Meta ha fatto sapere di aver rimosso più di mille account falsi riconducibili a una campagna di disinformazione mirata messa in atto dal governo. Tra coloro che gestiscono gli account sono presenti membri del personale dell’ente regolatore delle telecomunicazioni e della Corte Suprema. In tutto sono stati chiusi – fa sapere Facebook – 937 account, 140 pagine e 24 gruppi su Facebook. Su Instagram il blocco è arrivato per 363 account.

LEGGI ANCHE >>> Bolsonaro parla della stampa come di un problema, ma la scorta ha aggredito i giornalisti

L’accusa di Facebook allo stato del Nicaragua

Gli account bloccati sono risultati sono il controllo del governo di Daniel Ortega e del suo partito (FSLN): a riferirlo all’agenzia di stampa AFP, come riporta BBC, è stato il capo dell’intelligence per Facebook Meta. La chiusura di tutti gli account in questione – sia su Facebook che su Instagram – è avvenuta già lo scorso mese. L’analisi della campagna di disinformazione ne ha collocato il principio già nel 2018: all’epoca lo scopo era quello di denigrare in qualunque modo possibile l’opposizione di governo e ha sfruttato anche altre piattaforme (TikTok e Twitter compresi).

Nel 2018, quando il regime di Ortega ha provveduto a uccidere 300 persone tra i protestanti e a farne fuggire in esilio decine di migliaia, sui social lo scopo era quello di «inondare la conversazione online in Nicaragua con messaggi pro-governo e anti-opposizione», riporta il capo dell’intelligence Facebook Meta. La rete, così, risultava il mezzo in cui era in atto «uno sforzo coordinato per corrompere o manipolare il discorso pubblico utilizzando account falsi per costruire personaggi attraverso le piattaforme e ingannare le persone su chi c’è dietro».

Gli addetti postavano quotidianamente, era un vero e proprio lavoro

Dall’analisi fatta è emerso anche come gli addetti alla disinformazione postassero quotidianamente con ritmi che prevedevano anche una pausa pranzo. Intanto in Nicaragua il governo mette in carcere gli oppositori e chi protesta già da giugno con l’accusa di tradimento i di riciclaggio di denaro e in molti affermano che si tratta di falsità il cui scopo è solo uno: la rielezione di Ortega.

In quella che è – come l’ha definita il capo della politica estera dell’UE – «una delle peggiori dittature del mondo» il ruolo dei social emerge chiaramente dall’analisi che ne è stata fatta sottolineando, ancora una volta, quanto sia fondamentale la lotta alla disinformazione in campo politico a prescindere dai guadagni che un determinato tipo di polarizzazione può portare.

Share this article
TAGS