Feltri su Camilleri: «Se muore non vedremo più quel terrone rompico***oni di Montalbano»

19/06/2019 di Enzo Boldi

Era quasi strano e sospetto il suo silenzio, ma all’alba del terzo giorno anche Vittorio Feltri ha voluto dire la sua su Andrea Camilleri, le sue idee, la sua scelta politica e il suo stato di salute. Leggendo l’editoriale scritto su Libero mercoledì 19 giugno, sembra andare tutto liscio come l’olio: giudizi sprezzante, ma tipici del personaggi, analisi socio-politica condivisibile o meno e assiomi vari su marxismo e comunismo. Tutto nella norma, seppur condito dal solito gergo colorito. Alla fine, però, le ultime righe del suo commento riguarda quella che definisce la «consolazione per la sua dipartita».

Partiamo, dunque, dalla fine: «L’unica consolazione per la sua eventuale dipartita è che finalmente non vedremo più in televisione Montalbano, un terrone che ci ha rotto i coglioni almeno quanto suo fratello Zingaretti, segretario del Partito democratico, il peggiore del mondo». Un giudizio netto e, come al solito, scritto non in punta di penna. Parole che, come al solito, lasciano un viale inesorabile verso le discussioni che, ogni volta, appaiono inevitabili. Perché il giudizio sulle scelte politiche di Camilleri può essere condiviso o meno, ma la sua valutazione sulla consolazione per la dipartita dello scrittore siciliano ha tutti i canoni dell’essere inopportuna.

L’editoriale di Feltri su Camilleri

Eppure quest’oggi Feltri era partito abbastanza bene. Le sue parole su Camilleri, all’inizio del suo editoriale, sembravano essere quantomeno prive di insulti. Ha fatto il paragone tra l’inesorabile cammino della vita che porta tutti, prima o poi, alla morte; spera di poter lasciare questo mondo senza soffrire, magari nel sonno, anche perché è conscio di non poter fuggire a tutto ciò. Poi dà giudizi sulle scelte politiche fatte da Camilleri nel corso degli anni.

La consolazione per la sua dipartita nella morte del personaggio di Montalbano

Il marxismo, secondo Feltri, ha fatto diventare Camilleri rosso (ma non di vergogna) seppur abbia fallito miseramente. Una scelta che il direttore di Libero ha criticato, ma che è stata ricoperta dalle opere scritte dal siciliano. Tutte tranne una – anzi, un filone – che non piace proprio: Il Commissario Montalbano. Ed è la fine del famoso personaggio nato dalla sua penna che diventa la consolazione feltriana per la sua dipartita.

(foto di copertina: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO + ANSA/CLAUDIO PERI)

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