C’è stato anche un calcio turco che si opponeva a Erdogan

Mentre il mondo osserva con il fiato sospeso l’avanzata turca in Siria, che potrebbe in poco tempo cancellare i progressi degli ultimi anni contro l’Isis, il mondo del calcio prende sempre più posizione. A iniziare dai calciatori Merih Demiral, Cengiz Ünder, Hakan Çalhanoğlu fino alla nazionale turca che, dopo il gol segnato contro l’Albania, festeggia facendo il saluto militare. Torna allora alla memoria la storia di Hakan Sukur, primatista di reti della nazionale turca che invece ad Erdogan diede filo da torcere.

C’è stato anche un calcio turco che si opponeva a Erdogan

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Tra i primi a prendere posizione è stato il difensore della Juventus Merih Demiral che su Twitter e Instagram ha pubblicato delle foto con la didascalia di appoggio al suo presidente Erdogan. «La Turchia ha un confine lungo 911 km con la Siria ed è lì che si forma un corridoio terrorista. Il Pkk è responsabile della morte di circa 40 mila persone, comprese donne, bambini e neonati – si legge nella didascalia su Twitter – La missione della Turchia è finalizzata a prevenire la creazione di un corridoio terrorista sul nostro confine meridionale e ricollocare 2 milioni di siriani in una zona sicura».

A fargli eco è stato poi Cengiz Under. Il giocatore della Roma non si è dilungato in post esplicativi come il connazionale juventino, limitandosi a pubblicare una sua immagine mentre compie il saluto militare, accompagnato da emoticon della bandiera turca. Lo stesso saluto che la nazionale ha usato per festeggiare sotto la curva il gol segnato al 90esimo contro l’Albania durante l’Eurosfida. Un gesto che non si è limitato al campo da gioco ma si è ripetuto anche negli spogliatoi: sui social network è diventata virale la foto di circa una trentina di persona, tra Nazionale al completo e staff tecnico, con la mano tesa. Tra loro anche il calciatore Hakan Çalhanoğlu che sui social network ha pubblicato l’immagine scrivendo che «è stata molto più di una semplice partita di calcio. Una vittoria molto emozionante e importante per il nostro paese! Orgoglioso e grato!».

Un appoggio che va oltre l’ideologia personale, e che spinge la Uefa a dover compiere opportune valutazioni. Il regolamento infatti vieta che vengano fatti riferimenti sia politici che religiosi, e la decisione dei calciatori turchi sembra a tutti gli effetti una provocazione.

Il ricordo dei fan di Hakan Sukur

Torna allora alla memoria la storia di Hakan Sukur, il calciatore turco che invece pagò care le sue critiche al presidente Erdogan. Nato nel 1971 ad Adapazarı, intraprese la carriera calcistica fino al 2011. Giocò nel Bursaspor, nel Galatasaray, per poi arrivare al Torino. Nel 2009 passa invece all‘Inter, poi passare al Parma e infine alla Roma. Dopo un anno passato al Blackburn Rovers, rientrò in Turchia diventando nel 2008  il marcatore più prolifico del campionato nazionale, grazie alle 249 realizzazioni all’attivo. Hakan Sukur però non è conosciuto solo dai meri appassionati del pallone. Nel 2011 infatti si ritira dalla carriera sportiva per dedicarsi a quella politica, diventando deputato in Parlamento con il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP). Si dimette però nel 2013, e nel 2015 si trasferisce in California insieme alla famiglia dopo che venne aperto a suo carico un procedimento per aver insultato Erdogan. Non solo: nel 2016 viene emesso un ordine di arresto nei suoi confronti perché viene ritenuto vicino al gruppo terroristico che organizzo il tentato colpo di stato contro Erdogan il 16 luglio. Ora vende caffè a Palo Alto, ma Hakan Sukur viene ricordato in questi giorni da molti fan del calcio. Da atleta, e da politico, si era espresso in maniera critica verso il governo di Erdogan, e sebbene non avesse mai confermato che le “offese” pubblicate su Twitter fossero dirette al presidente stesso, ha rischiato 4 anni di carcere.

(credits immagine di copertina: Twitter Fondamentalismo Nerazzurro@fondnerazz ; nazionale turca : © Mahmut Burak Burkuk – Depo/Depo Photos via ZUMA Wire)

 

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