Calabria zona rossa, Spirlì impugnerà l’ordinanza: «Il Governo vuole punirci, ma noi non ci pieghiamo»

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Il governatore Spirlì vuole impugnare l'ordinanza Calabria zona rossa dicendo che dietro c'è una «volontà preconcetta di 'chiudere'»

Una punizione. Questa è la lettura di Calabria zona rossa secondo Nino Spirlì. Il governo avrebbe deciso di punire questa regione che, secondo il presidente succeduto a Jole Santelli – deceduta a causa di un infarto -, non avrebbe nulla in comune con Piemonte, Lombardia e Val d’Aosta. Questa è la ragione per cui il l’attuale presidente della regione Calabria ha deciso di impugnare l’ordinanza con cui la Calabria è stata dichiarata zona rossa.



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Calabria zona rossa: «Questa regione non merita un isolamento che rischia di esserle fatale»

«Impugneremo la nuova ordinanza del ministro della Salute che istituisce la zona rossa in Calabria. Questa regione non merita un isolamento che rischia di esserle fatale», ha detto Spirlì, alimentando la narrazione che vuole l’istituzione della zona rossa da parte del governo come una punizione. Una punizione che, a quanto pare, anche secondo Musumeci che ha affermato: «Tutte le zone penalizzate appartengono al centrodestra, migliaia di siciliani la pensano con l’impronta del sospetto». Ancora una volta questioni sanitarie e decisioni prese mettendo sui due piatti della bilancia economia e sistema sanitario vengono politicizzate.



Perché Calabria zona rossa: lo spiegano i numeri degli ospedali, non i contagi

Spirlì parla di una «volontà evidentemente preconcetta di ‘chiudere’ una regione i cui dati epidemiologici, di fatto, non giustificano alcun lockdown, soprattutto se confrontati con quelli delle nostre compagne di sventura: Lombardia, Piemonte e Val d’Aosta». Secondo Spirlì i dati della Calabria non sarebbero uguali a quelli delle altre regioni zona rossa ma quei 21 criteri sulla base dei quali si sono decise le chiusure vanno analizzati attentamente. La Calabria non chiude per i numeri assoluti ma per la sua sanità che rischia il collasso, un sistema che riesce a rispettare a stento i livelli minimi di assistenza. I numeri in Calabria restituiscono picchi massimi che stanno sotto i 300 nuovi casi al giorno e in totale sono poco più di 3.600. Seppure i contagi siano relativamente pochi, il punto di vista cambia se si guarda alla tenuta del sistema sanitario. In parole povere la Calabria è zona rossa per evitare di sovraccaricare un sistema sanitario che non ce la potrebbe fare anche con numeri che sembrano bassissimi rispetto a quelli delle altre regioni poiché non implementato a sufficienza in questi mesi.