Calabria, l’ex capo dell’anti-corruzione arrestato per corruzione

09/10/2018 di Redazione

Potrebbe sembrare una battuta da vignetta: il capo dell’anti-corruzione viene arrestato per corruzione. Ma non lo è affatto. Una dirigente della Regione Calabria, ex responsabile per la trasparenza e anti-corruzione, Maria Gabriella Rizzo, 57 anni, ora al dipartimento ‘Turismo, beni culturali e spettacolo’, è stata arrestata e posta ai domiciliari dalla Guardia di Finanza di Catanzaro per corruzione e falsità ideologica.

 

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Calabria, dirigente regionale che fu a capo dell’anti-corruzione arrestata per corruzione

Insieme alla Rizzo è stata arrestata ed è finita ai domiciliari anche un’imprenditrice turistica vibonese, Laura Miceli, di 67 anni. Dalle indagini è emerso che la dirigente della Regione Calabria comunicava all’imprenditrice informazioni non ancora divulgate su bandi non pubblicati fornendo anche attività di «consulenza». Le due misure cautelari ai domiciliari sono state eseguite precisamente dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro, coordinati e diretti dalla Procura della Repubblica del capoluogo. Nel corso dell’operazione sono state eseguite anche delle perquisizioni in Calabria e Toscana.

Stando a quanto emerso dalle indagini, Rizzo, anche in incontri informali appositamente organizzati, prospettava a Miceli l’evoluzione delle istruttorie di pubblicazione ed i contenuti di bandi regionali finanziati da fondi comunitari destinati al supporto del settore turistico-alberghiero. In un caso, per il quale l’imprenditrice è indagata in stato di libertà anche per concorso in falso ideologico, Rizzo, cosciente del fatto che il villaggio turistico della Miceli aveva già usufruito di un contributo cosiddetto ‘De Minimis’ da 200 mila euro per il «miglioramento ed ampliamento delle strutture ricettive esistenti», nelle more della pubblicazione di un ulteriore bando precluso all’imprenditrice perché aveva già usufruito di tale tipologia di fondi, avrebbe promosso la partecipazione dell’impresa che in concreto gestisce il villaggio che, seppure formalmente intestata a terzi, era sempre riconducibile alla Miceli.

Secondo l’accusa in cambio dei favori ottenuti soggiorni, pranzi e donazioni di vino

Secondo l’accusa, a fronte dei ‘servigi’ la Rizzo e suoi familiari, avrebbero usufruito, a spese della Miceli, di un soggiorno di cinque giorni a Firenze, di un soggiorno nel villaggio di Ricadi, in provincia di Vibo Valentia, e di diversi pranzi e di varie donazioni di vino. Nell’inchiesta è coinvolto, in concorso con la dirigente regionale, anche un ingegnere, un consulente esterno deputato al controllo dei finanziamenti erogati dalla Regione al settore turistico. La sua posizione dovrà però essere valutata dal giudice che dovrà esaminare la richiesta della Procura di sospensione dall’incarico di collaboratore della Regione.

(Foto di copertina generica da archivio Ansa: auto della Guardia di Finanza)

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