Cairo Montenotte, partita sospesa per cori razzisti al portiere 14enne

17/03/2019 di Enzo Boldi

Questa storia dovrebbe esser letta da chi continua a dire – negando qualsiasi tipo di evidenza – che in Italia non ci sia un problema razzismo. Sabato pomeriggio durante la partita del campionato Giovanissimi provinciali tra Cairese e Priamar sul terreno in sintetico del Brin B a Cairo Montenotte, nel savonese, l’arbitro è stato costretto a sospendere per due volte l’incontro a causa dei ripetuti cori razzisti nei confronti del portiere della squadra ospite. Insulti per il colore della sue pelle e altri appellativi classici di un gergo ormai deviato da un idiota germe razzista che nel calcio trova la sua peggior espressione e valvola di sfogo.

«Il clima teso era percepibile, ma non tanto in campo quanto dagli spalti. Quel drappello di 20 ragazzi che continuavano ad insultare prima e scimmiottare insulti a matrice razziale è stata una cosa che mi ha ferito dentro, da allenatore e da amante di questo sport», ha spiegato Luca Fiorio, allenatore del giovane insultato. «Siamo molto dispiaciuti per quanto successo, penso che nessuno si deve permettere insulti del genere, fuori o dentro gli stadi, grandi e piccoli», ha aggiunto un dirigente della Cairese.

Cairo Montenotte, insulti razzisti a un portiere 14enne

Il portiere 14enne sudamericano del Priamar di Savona è stato bersagliato con cori offensivi (tra cui il classico «Negro di me**a») da una ventina di ragazzi tifosi della squadra di casa che gioca a Cairo Montenotte. L’arbitro, una giovane donna, ha sospeso la gara due volte per cercare di fermare le offese razziste, prima di portare a termine i minuti regolamentari con la gara che si è conclusa con un pareggio, anche grazie alle parate del giovane portiere oggetto delle offese a stampo razzista.

Le parole della madre del giovane insultato

«Mio figlio è ferito e amareggiato, è un episodio vergognoso che non merita altri commenti se non un intervento deciso della Federazione, non si possono accettare certi episodi – ha commentato la madre del giovane portiere della Priamar -. Ritengo che la Federazione debba fare qualcosa, mettere dei paletti a tutti coloro che si recano nei campi da calcio. Da madre ho insegnato ai miei figli l’educazione, cosa che evidentemente si sta perdendo. Anche perché, la cosa più sorprendente è stata che nessuno degli adulti presenti alla stadio è intervenuto per fermare i cori razzisti e questo è ancora più disdicevole». La società di casa si è dissociata dai cori dei suoi tifosi e li ha fermamente condannati.

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