Il Giappone riprende la caccia alle balene

26/12/2018 di Enzo Boldi

È durata 30 anni la tregua, armata solo da una parte, tra i giapponesi e le balene. Il governo nipponico, infatti, ha annunciato la propria decisione di abbandonare la Commissione internazionale per la caccia ai cetacei (IWC) con l’intenzione di riaprire la caccia alle balene – per fini commerciali – fin dal prossimo mese di luglio. Una decisione che ha provocato la rabbia e l’indignazione di molti animalisti che hanno da sempre contestato la mattanza che avviene nei mari e negli oceani per catturare i grossi cetacei.

La decisione del governo di Tokyo è stata comunicata dal capo di Gabinetto Yoshihide Suga che, nel corso di una conferenza stampa sul tema, ha spiegato che la caccia alle balene verrà esercitata intorno alle acque dell’arcipelago e nella zona economica esclusiva. Inoltre, lo stesso capo di Gabinetto del governo nipponico ha spiegato che difficilmente le navi battenti bandiera giapponese raggiungeranno l’Antartide.

Il Giappone riapre (ufficialmente) la caccia alle balene

L’annuncio ufficiale è arrivato dopo mesi di discussioni all’interno dell’organizzazione stessa, con i vari membri da lungo tempo divisi tra quei Paesi favorevoli alla caccia delle balene e quelle Nazioni contrarie. Tra queste ultime troviamo la Nuova Zelanda e l’Australia. Nello scorso mese di settembre, durante una riunione internazionale dell’Iwc in Brasile, Tokyo aveva già minacciato di riconsiderare la sua adesione all’ente a causa del voto contrario della maggioranza dei paesi membri ad autorizzare la caccia sostenibile dei cetacei.

Una scelta commerciale dietro la decisione nipponica

Il Giappone aveva aderito alla Iwc nel lontano 1951 con l’obiettivo di regolare e regolamentare lo sviluppo sostenibile della specie e l’industria dei cetacei. Con la moratoria 1982, il Giappone è stato costretto a interrompere la caccia alle balene a fini commerciali, ma moltissime imbarcazioni nipponiche hanno continuato a sopprimere le balene per questioni che il governo ha definito «legate alla ricerca scientifica». Secondo alcuni esperti, però, alle spalle della motivazione delle autorità giapponesi si nasconde la volontà di sostenere l’industria della carne di balena che, ancora oggi è considerata una fonte alternativa e a buon mercato di proteine.

(foto di copertina:  JEREMY SUTTON-HIBBERT / ARCHIVIO ANSA /JI)

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