La citazione in giudizio per Red Ronnie: «Disse che Burioni aveva interessi economici»
19/03/2018 di Redazione
Un post su Facebook potrebbe creare più di un grattacapo a Red Ronnie. Il noto conduttore televisivo e critico musicale è stato citato in giudizio dalla procura di Bologna per aver «diffamato Roberto Burioni», il virologo del San Raffaele di Milano noto per la sua fervente attività sui social network. Il post era stato scritto da Red Ronnie (pseudonimo di Gabriele Ansaloni) dopo una puntata di Virus e aveva come tema il dibattito sulla vaccinazione.
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BURIONI RED RONNIE, LA VICENDA
Il Pm Manuela Cavallo ha ricostruito la vicenda: il 15 maggio 2016, dopo la trasmissione televisiva, avrebbe lanciato delle accuse dirette allo stesso Roberto Burioni. Nel post di Facebook finito nel mirino della procura si sosteneva che il medico fosse alla «ricerca di protagonismo e legato a interessi economici».
Il passaggio più controverso del post – su cui si concentrano le attenzioni della procura – sarebbe la pubblicazione, da parte di Red Ronnie, di una mail in cui l’autore scriveva «in questo suo ruolo di moralizzatore, [Roberto Burioni] nasconde un lapalissiano conflitto di interessi, ossia l’impegno, in campo vaccinale, di tanti suoi brevetti». In quella circostanza, lo stesso Burioni manifestò l’intenzione di denunciare Red Ronnie.
BURIONI RED RONNIE, NON SOLO: L’EPISODIO DELL’ORDINE DEI BIOLOGI
Secondo l’avvocato difensore del critico musicale, Guido Magnisi, quanto contestato al suo assistito non costituirebbe reato, dal momento che Red Ronnie avrebbe esercitato un «pieno diritto di cronaca nel dare spazio a un padre che faceva una critica». Non si tratta della prima vicenda di carte bollate che vede protagonista Roberto Burioni: nei giorni scorsi, l’ordine dei biologi – presieduto dall’ex senatore di Ala Vincenzo D’Anna – aveva espresso l’intenzione di querelare Roberto Burioni per alcune sue dichiarazioni in merito a un convegno organizzato dallo stesso ordine e definito «no-vax». Lo stesso Burioni, poi, aveva querelato Stefano Montanari nel luglio del 2017 sempre per un controverso post su Facebook.