Il bug di Facebook che, da ottobre a marzo, ha favorito il ranking dei contenuti di disinformazione

Un errore che è stato risolto dal team di ingegneri della piattaforma social, ma che lascia ancora delle perplessità

01/04/2022 di Redazione

Improvvisamente, una crescita del 30% sull’engagement. Non si trattava, però, di contenuti “sani”, di quelli che vengono costantemente promosse nei panel e nelle audizioni di Meta o nei suoi strumenti di pubblicazione per creators. Si trattava di vere e proprie fake news, di contenuti di disinformazione, di post border line, che potevano contenere al loro interno anche immagini di violenza o di nudo. Normalmente sarebbero contenuti che Facebook va a penalizzare: invece, secondo un report interno del gruppo di ingegneri AAgroup del social network di Zuckerberg che è stato visionato dal portale specializzato The Verge, da ottobre a marzo questo tipo di contenuto avrebbe visto aumentare il proprio engagement fino al 30%.

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Bug engagement di Facebook: la crescita dei post di disinformazione

Non è chiaro cosa abbia provocato questo bug all’interno del feed di news: fatto sta che i contenuti che solitamente venivano indicati dai fact-checkers indipendenti di Facebook invece di essere penalizzati venivano diffusi in maniera più importante del solito. A quanto pare, il problema sarebbe stato poi risolto l’11 marzo, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il fatto che ci sia stato un lasso di tempo significativo e importante in cui questo bug era presente anche durante il conflitto ha consentito, secondo il report indicato, anche ad alcuni post dei media statali russi di circolare in maniera più decisa, nonostante le limitazioni annunciate da Menlo Park nei loro confronti. Un vero e proprio paradosso.

Ora che il problema è stato risolto, restano però ancora delle perplessità. Prima fra tutte quella sul reale impatto di potenziali bug sulla piattaforma e sulla loro presenza che, a quanto pare, spesso sfugge anche agli stessi addetti ai lavori del social network. Impossibile pensare, hanno spiegato da Facebook, che un ecosistema così grande e complesso come Facebook non possa avere dei problemi. Il tema è: quanto vanno a incidere questi problemi sull’opinione pubblica e sullo stile di vita degli utenti che, ormai, basano sempre più spesso le loro conversazioni, il loro modo di vivere, il loro aspetto fisico su quello che vedono sui social network?

Il problema del bug è stato affrontato da Facebook come SEV di livello uno – uno dei più alti livelli di crisi tra quelli in cui si organizzano le risposte d’emergenza dei tecnici – e al momento sembra non essere più presente. Resta la domanda: quanto ha impattato questo bug sugli altri creatori di contenuti che, invece, producono informazione corretta, scevra da inganni, da condizionamenti, da tentativi di fuorviare l’opinione pubblica? Qual è stata la conseguenza dell’aumento della diffusione dei post di disinformazione?

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