Bruno Vespa dopo le critiche: «L’intervista a Lucia Panigalli? La rifarei ma starei attento alle domande»

21/09/2019 di Redazione

«L’intervista? Certo che la rifarei ma starei attento a non usare frasi che possono prestarsi a equivoci». Bruno Vespa torna a parlare dell’intervista a Lucia Panigalli, la donna sotto scorta dopo un tentato femminicidio che è stata ospite qualche giorni fa a Porta a Porta. Lo fa dalle colonne de La Stampa, sollecitato  dalla giornalista Michela Tamburrino, ribadendo la sua attenzione al tema della violenza sulle donne. «Negli ultimi 18 anni di lavoro ho dedicato 66 trasmissioni alle donne», sottolinea Vespa.  «Ho dato ampio spazio alle madri di ragazze uccise, alle donne sfregiate o violentate che hanno voluto parlare della loro tragedia», afferma.

La polemica sui social per i toni usati durante l’intervista

Il conduttore di Porta a Porta era stato criticato sui social nei giorni scorsi per i toni tenuti durante l’intervista a Lucia Panigalli. Due i passaggi che hanno provocato particolare sdegno. Quando il giornalista ha affermato: «È fortunata, perché è sopravvissuta, tante donne vengono uccise», e poi quando ha commentato il tentato femminicidio dicendo: «Se avesse voluto ucciderla l’avrebbe uccisa».  Parole che si prestano a interpretazioni equivoche, dal momento che potrebbero  suggerire che l’aggressore abbia voluto fermarsi in tempo, mentre dal racconto di Lucia appare chiaro che l’omicidio non c’è stato perché con la forza della disperazione la donna riuscì a scappare.

Vespa aveva subito rigettato ogni accusa, dicendosi sorpreso e indignato per le reazioni seguite alla sua intervista. E dalle colonne de La Stampa ribadisce: «Mi hanno dato conforto, oltre l’ondata di aggressività che ho subito, i tanti messaggi di solidarietà, il più importante quello di Lella Golfo, presidente del premio Bellisario dedicato alle donne».

La vicenda: il tentato femminicidio da parte dell’ex e l’omicidio commissionato dalla cella

Lucia Panigalli è una donna sopravvissuta a un tentativo di femminicidio da parte del suo ex che  oggi si trova costretta a vivere sotto scorta mentre lui è libero. La notte del 16 maggio 2010 Lucia venne aggredita vicino alla sua abitazione da un uomo a volto coperto, suo ex compagno per 18 mesi, che la prese a calci e pugni in viso e provò ad accoltellarla sussurrandole soltanto due parole: “Ti uccido”. Il giudice stabilì che si trattò di tentato omicidio e Mauro Fabbri – l’ex compagno appunto –  venne condannato a otto anni e mezzo di carcere che vengono ridotti per buona condotta.

Ma l’aggressore di Lucia non si pente, anzi, commissiona il suo omicidio dalla cella  a un sicario bulgaro. Quest’ultimo denuncia tutto al magistrato, ma Fabbri, ed è qui il paradosso, risulta non punibile perché l’articolo 115 del nostro Codice penale dice che le intenzioni, se rimangono tali, non sono punibili. Quindi Mauro Fabbri, che una volta ha quasi ucciso la sua ex e una seconda ha dichiarato di volerla uccidere,  ora è libero e abita a pochi chilometri dalla casa di Lucia, nel Ferrarese, mentre lei vive sotto scorta con la costante paura di essere uccisa. «La mia vita non è più vita; è come vivere con un cancro, in attesa di morire», ha raccontato la donna durante la trasmissione.

 

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