Boris Johnson è rimasto con il cerino in mano

03/09/2019 di Redazione

Nemmeno Theresa May era arrivata a tanto. L’ex premier britannica, infatti, era sempre arrivata sul filo del rasoio nella sua maggioranza, senza mai perderla. Invece, Boris Johnson – il conservatore che ha raccolto la sua eredità, promuovendo la Brexit senza accordo prevista per il 31 ottobre – oggi è ufficialmente in minoranza alla Camera dei Comuni. Infatti, l’ex sottosegretario conservatore Philip Lee è passato nel gruppo dei LibDem, in polemica proprio con l’uscita no deal della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

Boris Johnson ha perso la maggioranza

Nella lettera indirizzata al primo ministro, deputato Philip Lee ha spiegato che le divisioni sulla Brexit hanno «purtroppo trasformato quello che era una volta un grande partito in qualcosa di più simile a una fazione ristretta, in cui il proprio conservatorismo è misurato da quanto sconsideratamente si vuole lasciare l’Unione europea». Anzi, continua nella lettera riportata dalla BBC, in maniera ancora più deludente, forse il partito «infettato dalle gemelle del nazionalismo e del populismo inglese». Nella stessa lettera Lee ha chiarito la decisione di schierarsi con i LibDem, partito dove è possibile «curare le divisioni» e «superare le sfide che affrontiamo come società».

Una lettera a cui è seguito il gesto di alzarsi e attraversare il pavimento andandosi a sedere sui banchi dell’opposizione tra gli applausi, proprio mentre il Primo Ministro Boris Johnson si rivolgeva alla Camera dei Comuni. Johnson stava ribadendo ancora una volta di essere ad un punto cruciale delle negoziazioni con l’Unione Europea per raggiungere un accordo sul divorzio, anticipando che lunedì si sarebbe recato a Dublino per incontrare il primi ministro Leo Varadkar per discutere del confine irlandese, uno degli snodi più critici dell’uscita della Brexit. Ma l’approvazione della legge anti no-deal «distruggerebbe ogni possibilità di negoziare un nuovo accordo» ha aggiunto Johnson. «E una legge di arresa di Jeremy Corbyn, significa sventolare bandiera bianca» ha incalzato il primo ministro ribadendo di non essere intenzionato a presentarsi alla Ue con la richiesta di una nuova proroga.

Cosa potrebbe succedere adesso

Probabile, adesso, qualsiasi scenario che possa addirittura sovvertire la mossa che Johnson aveva studiato per congelare il parlamento britannico, sospendendone i lavori dal 9 settembre fino al 14 ottobre. Il voto di oggi sulla legge anti-Brexit senza accordo, lanciata dal leader labourista Jeremy Corbyn, adesso, ha la possibilità di risolversi come una grande sconfitta per Boris Johnson che, adesso, potrebbe anche essere sfiduciato dal parlamento.

Lo scenario con la perdita della maggioranza tories

A questo punto, non è escluso nemmeno il ricorso a nuove elezioni in Gran Bretagna, che potrebbero rimettere completamente in discussione gli equilibri in Parlamento, ottenendo una maggioranza favorevole al remain e, quindi, alla mancata uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. La legge anti-no deal, infatti, è stata promossa dal labourista Hilary Benn e, se oggi dovesse passare, il primo ministro potrebbe decidere di indire nuove elezioni proprio per il 14 ottobre, giorno indicato inizialmente come quello della ripresa dei lavori del parlamento inglese dopo il congelamento voluto da Johnson e autorizzato dalla Regina Elisabetta, capo di Stato della Gran Bretagna.

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