È stato giusto bloccare ChatGPT? Il parere di Vincenzo Tiani

Categorie: Attualità
Tag:

L'intervento del Garante su ChatGPT è motivato? Abbiamo analizzato la questione insieme a Vincenzo Tiani, consulente esperto nell'ambito della protezione dati e delle politiche digitali

Cosa sta succedendo negli ambienti del GEPD (Garante europeo della protezione dei dati) e a livello delle autorità degli altri paesi? Attualmente non ci sono state reazioni o prese di posizione da parte delle altre autorità a livello europeo, probabilmente in attesa di vedere che cosa succederà in Italia dopo il blocco ChatGPT. Per approfondire la questione e capire cosa potremmo aspettarci nel prossimo periodo abbiamo scelto di interpellare Vincenzo Tiani, consulente per la protezione dei dati e le politiche digitali che lavora nello studio legale Panetta Law Firm e nelle università.



In particolar modo, con Tiani abbiamo parlato della questione in sospeso tra Garante italiano e OpenAi – che sembrano decisi, almeno per ora, a non far trapelare nulla rispetto ai lavori in corso – e dell’impatto che la questione avrà a livello comunitario.

LEGGI ANCHE >>> Cosa succede ora che OpenAI ha sospeso ChatGPT in Italia?



A questo punto è difficile capire che piega potrà prendere la situazione

Sulla sospensione delle comunicazioni da parte del Garante Privacy in merito a quanto accade con OpenAi , Tiani spiega ai microfoni di Giornalettismo che si tratta di prassi: «Normalmente è quello che succede. L’azienda nomina un rappresentante che coordina il dialogo con il Garante. Questo canale serve ad entrambe le parti: all’azienda per comprendere meglio le preoccupazioni e i rilievi del Garante e a quest’ultimo per capire meglio il funzionamento del sistema, salvaguardie incluse». Non ci resta che aspettare, quindi.

Secondo il parere di Tiani, che collabora con le istituzioni europee, a questo punto è «difficile dire come reagirà il Garante europeo della protezione dei dati» al confronto in corso tra Garante italiano e OpenAi. «Da un punto di vista strettamente giuridico – chiarisce Tiani – non avendo OpenAI uno stabilimento nell’Unione europea, qualunque Autorità può muovere rilievi. Immagino però che, in assenza di rischi e pericoli imminenti nei rispettivi Paesi, le altre Autorità attenderanno l’esito del confronto con il Garante».



ChatGPT sì o ChatGPT no? «Occorre trovare un equilibrio»

Le reazioni allo stop a ChatGPT non sono mancate né da parte della politica né da parte di esperti e fondatori di start up che, sfruttando l’intelligenza artificiale, hanno scelto di fare investimento sul campo: «Direi che le aziende non hanno amato lo stop tout court di ChatGPT, che già integrano nei loro processi».

«D’altro canto – prosegue l’esperto in materia – come anche riconosciuto da alcune aziende, il dialogo e il confronto con le Autorità e il legislatore è fondamentale perché i pericoli ci sono. Negli Stati Uniti, dove un approccio come il nostro alla protezione dei dati manca, negli ultimi anni i casi di persone arrestate per un uso troppo libero del riconoscimento facciale si sono fatti largo sulla stampa. Grazie a quelle stesse regole che oggi molti contestano da noi questi problemi sono molto meno all’ordine del giorno».

L’imperativo è uno e solo: «Trovare un equilibrio. Da un lato le norme del GDPR sono state pensate trent’anni fa, se guardiamo alla direttiva del 1995, e dall’altro l’AI non può essere esente dal rispetto della legge. Serve, in attesa dell’AI Act, un momento per capire il da farsi con quello che abbiamo ora: se i rischi sono alti, è giusto intervenire subito; se sono bassi forse è meglio aspettare e cercare un confronto che permetta di trovare una soluzione temporanea idonea», ha concluso Tiani.