La ‘beffa’ del blocco delle tariffe autostradali

07/01/2019 di Redazione

I parlamentari del Movimento 5 Stelle esultano senza mezze misure, parlando di «risultato prodigioso», commentando l’obiettivo della sterilizzazione delle tariffe autostradali per sei mesi sul 90% della rete. Ma lo stop agli aumenti, un argomento che presumibilmente verrà molto utilizzato dai pentastellati nel corso della prossima campagna elettorale per le Europee, non può essere certamente considerato una rivoluzione. Come spiega L’Economia, inserto economico settimanale del Corriere della Sera, il risparmio da 80 milioni di euro per gli automobilisti, secondo le regole attuali, è per il 50% un minore introito per le casse dello Stato. In secondo luogo, viene precisato, il blocco degli aumenti non è stata una decisione unilaterale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e nemmeno poteva esserlo, ma il risultato di un accordo tra le parti.

Perché il blocco degli aumenti delle tariffe autostradali non è una rivoluzione

Dunque, le società concessionarie potranno recuperare l’aumento delle tariffe nella seconda parte del 2019 e non è escluso che lo facciano con una maggiorazione, come peraltro già accaduto in passato. Ma c’è di più. L’Economia (articolo di Antonella Baccaro) precisa che non è previsto che tra sei mesi succeda niente di nuovo e definitivo che possa modificare in maniera radicale il sistema delle tariffe e bloccare gli aumenti. In ballo ci sono 26 contratti diversi. E una riforma del meccanismo di tariffe, demandata all’Autorità dei Trasporti, potrà essere applicata in toto solo alle società le cui concessioni scadono o sono scadute: Autobrennero, Ativa e Autovie Venete.

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit immagine: ANSA / CESARE ABBATE)

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