L’uomo che cerca i suoi 350 milioni di euro in bitcoin in una discarica

È proprio finita così: la chiave di accesso era conservata in un disco rigido che è stato buttato per errore

11/12/2021 di Gianmichele Laino

Questa è una classica storia gallese, da sobborgo cittadino nell’epoca dell’esplosione digitale. James Howells era ancora un adolescente quando iniziò a fare mining di bitcoin. Una operazione che, nel 2003, era molto più semplice di oggi – anche se molto più di nicchia e molto meno conosciuta, oltre che una vera e propria scommessa su quella valuta digitale ancora misteriosa – e che veniva fatta solitamente di notte. L’uomo era riuscito ad estrarre un numero rilevante di bitcoin, che oggi avrebbero il valore di 350 milioni di euro. Con un piccolo dettaglio: quei soldi non sono accessibili a James Howells. Perché i suoi bitcoin sono in discarica a Newport. 

LEGGI ANCHE > Si può sequestrare il sito web che dice che il bitcoin è «oro digitale»

Bitcoin in discarica, la storia di James Howells raccontata dal Newyorker

La storia di Howells è abbastanza nota, soprattutto in Gran Bretagna. Del resto, per cercare di smuovere le cose, l’uomo si è rivolto spesso ai giornali locali. Tuttavia, negli ultimi giorni è stata resa immortale da un articolo iconico del Newyorker, che ha inviato un suo giornalista a verificare i fatti proprio nei pressi della discarica della terza città più grande del Galles.

James Howells per accedere ai suoi bitcoin ha bisogno di una chiave composta da 64 caratteri: un codice in un disco rigido che, originariamente, si trovava all’interno del laptop che l’uomo aveva utilizzato per estrarre i suoi bitcoin. Un giorno, però, il laptop si rese inutilizzabile (Howells ha parlato di un bicchiere di limonata che era stato versato per sbaglio sul pc, mandandolo in corto circuito) e il disco rigido venne estratto e conservato in un cassetto. Durante l’operazione di riordino dell’appartamento – nel 2013, ben 10 anni dopo l’accumulo dei suoi bitcoin – decise di inserire in un sacco per rifiuti il disco rigido che conteneva i dati d’accesso ai suoi bitcoin. All’epoca, la valuta digitale non era ancora esplosa – lo farà significativamente a partire dal 2017 – e dunque quell’hard disk rappresentava una sorta di ingombro. Non aveva ancora la forma del simbolo dell’euro stampata in superficie.

In una nottata di riflessioni, James Howells pensò che – in fondo – non sarebbe stata una buona idea buttare quell’hard disk e che l’indomani l’avrebbe tolto dal sacco. La moglie, però, l’aveva preceduto e aveva buttato via i rifiuti. Il problema si presentò anni dopo, quando il valore dei bitcoin aumentava a dismisura e – con esso – anche il potenziale patrimonio che Howells aveva troppo superficialmente buttato via. Da quel momento in poi, è partita la sua caccia nella discarica di Newport. Il suo hard disk si trova in un’area ben definita, in un quadrato con i lati lunghi 250 metri. Ha messo insieme dei finanziatori – promettendo loro una cifra consistente del proprio patrimonio – per aiutarlo nella ricerca. Ha chiesto invano al comune di Newport un aiuto all’interno della discarica di sua pertinenza. Si è lasciato con la moglie perché – secondo lui – nel suo inconscio ancora le attribuisce la colpa di aver gettato via quel sacco dell’immondizia.

È l’immagine perfetta di questo nostro mondo digitale. Oggi potremmo non dare valore a ciò che – tra qualche anno – finirà in una vera e propria bolla speculativa. Una continua lotteria dove, molto spesso, rischiamo di far finire in discarica potenziali valori. O – magari – inseguiamo nuovi valori ipotetici, dimenticandoci di quelli già consolidati.

Share this article
TAGS