I motivi del bilancio in rosso di Ama

18/04/2019 di Redazione

Da quando L’Espresso ha fatto uscire le conversazioni telefoniche tra Virginia Raggi e Lorenzo Bagnacani, ex amministratore delegato dell’Ama (la municipalizzata del comune di Roma per la gestione dei rifiuti), una domanda sorge più spontanea delle altre. Perché il primo cittadino di Roma avrebbe voluto che una sua municipalizzata finisse in rosso l’esercizio economico del 2017?

Perché il bilancio Ama doveva finire in rosso?

Le motivazioni sono state configurate dallo stesso Lorenzo Bagnacani nei documenti che ha depositato presso la procura di Roma attraverso un esposto e sono state ribadite – come ha riportato Fanpage – anche dal consigliere di Sinistra per Roma Stefano Fassina. Il bilancio, secondo loro, sarebbe dovuto finire in rosso per favorire una eventuale privatizzazione di Ama.

La parte che avrebbe consentito all’Ama di andare sotto era costituita da 18 milioni di euro. Si trattava di una cifra rappresentata da un credito della municipalizzata nei confronti del comune per la gestione dei servizi cimiteriali. Stando alle conversazioni pubblicate da L’Espresso, quella cifra – che Ama riteneva esigibile e quindi inserita in un bilancio che si sarebbe chiuso con un saldo positivo – non doveva finire in bilancio, così come poi avvenne. La questione causò anche le dimissioni per l’assessore ai rifiuti Pinuccia Montanari.

Le parole di Fassina sul bilancio Ama

«Se osserviamo la dinamica dei fatti si sta andando forse verso un percorso per cui il fatto che l’Ama resti pubblica può essere messo in discussione – dice Bagnacani -. La dinamica attuale non sta rendendo solido questo progetto». Le sue parole, in qualche modo, sono state confermate anche dal consigliere di minoranza al Campidoglio Stefano Fassina: «Era evidente – ha affermato Fassina – che il dottor Bagnacani veniva cacciato da chi lo aveva nominato perché salvaguardava l’autonomia dell’azienda e non ubbidiva. La difesa dell’azienda spiega anche i ‘No’ che portavano l’ex assessora Montanari alle dimissioni».

FOTO: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

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