Bija arrestato in Libia, nel 2017 partecipò a un tavolo con le autorità italiane

L'operazione nell'ambito del traffico di esseri umani

14/10/2020 di Gianmichele Laino

La giusta parabola. Bija, al secolo Abd al-Rahman al-Milad, è stato arrestato in Libia daGoverno di accordo Nazionale guidato da Fayez al-Sarraj. Le accuse nei suoi confronti sono di traffico di esseri umani. Bija arrestato è un’informazione che rende giustizia soprattutto a chi, nel 2017, ebbe il coraggio di denunciare la sua presenza a un tavolo organizzato dall’Oim al quale parteciparono anche autorità italiane.

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Bija arrestato in Libia, la giusta conclusione della sua parabola

Ma andiamo con ordine. Le milizie di Sarraj hanno arrestato Bija. Su di lui pendeva una condanna da parte della Corte internazionale dell’Aja per crimini contro l’umanità. Era uno dei principali trafficanti di esseri umani, uno dei cosiddetti signori della morte che regolavano tutte le attività di transito di migranti dalla Libia fino all’Italia.

Una figura controversa, che non risparmiava le provocazioni. Come quella del 2017: con un falso passaporto riuscì a sedersi a un tavolo importante, tenutosi al Cara di Mineo. Il governo italiano (il ministro dell’Interno all’epoca era Marco Minniti) stava discutendo con altre autorità europee e con alcuni gruppi libici in merito alla gestione dei flussi migratori.

Bija arrestato, sollievo per i giornalisti italiani minacciati

Avvenire, grazie anche alle testimonianze di alcuni migranti che – presenti sul posto – l’avevano riconosciuto affermando che lui fosse ‘mafia in Libia’, aveva svelato la sua presenza a quel tavolo. Non solo: oltre al lavoro di Nello Scavo, ci fu anche quello prezioso di Nancy Porsia, che insieme rivelarono la storia di Bija e la resero conosciuta al grande pubblico. In seguito a quelle rivelazioni, lo stesso Bija si prese la briga di minacciare di morte i giornalisti italiani: «Hai scritto menzogne: apriremo un caso e ti processeremo» – aveva detto a Nello Scavo, mentre la strategia fu ancora più subdola con Nancy Porsia, di cui aveva inviato la fotografia.

La speranza è che Bija possa essere davvero assicurato alla giustizia e processato per gli orrori commessi, evitando soluzioni diverse che pure, in un Paese allo sbando come la Libia, sono sempre dietro l’angolo.

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