L’Aquila 10 anni dopo, Bertolaso: «Fatto tutto il necessario non come altri ad Amatrice»

03/04/2019 di Enzo Boldi

Sabato saranno passati 10 anni da quel sisma che scosse il Centro-Italia nella notte del 6 aprile del 2009. Il numero delle vittime, 309, fa ancora molto male per quel terremoto che alle 3.32 distrusse la città de L’Aquila e rendendo tutti i cittadini vittime di un qualcosa di non prevedile e controllabile. Poi ci fu la ricostruzione con tanto di polemiche e il ruolo di Guido Bertolaso nella gestione dell’emergenza e del post-sisma. Ora, a dieci anni da quella immane tragedia, l’ex Capo della Protezione Civile è tornato a parlare di quelle fasi e di cosa è successo – dopo di lui – in Italia.

Bertolaso, intervistato da AdnKronos, ha legittimato il suo operato in Abruzzo, spiegando come lui abbia fatto tutto ciò che era stato programmato, compreso il compito di dare un tetto entro un tempo ragionevole a tutti gli sfollati de L’Aquila a causa del sisma del 6 aprile 2009. Una rivendicazione che risponde alle polemiche, definite «da radical chic», sul suo ruolo alla guida dell’emergenza dopo il terremoto. Una rivendicazione che trova la sua massima espressione nella tirata d’orecchie nei confronti di chi è arrivato dopo di lui per un’altra emergenza che ha segnato il Centro Italia.

Bertolaso rivendica il successo dell’Aquila e critica chi ha gestito Amatrice

Si tratta, ovviamente, della situazione di Amatrice, dove – secondo l’ex capo della Protezione civile – non è stato messo in atto un piano simile a quello adottato e progettato da lui in occasione dell’emergenza a L’Aquila. E lì, secondo Bertolaso, è stato fatto «il contrario e la gente oggi vive ancora in casette di latta e di plastica. Ma non si dice che nessuno ha avuto il coraggio di prendere decisioni, anzi si accettano un Matteo Renzi e un Errani affermare: ‘Non faremo come a L’Aquila’ ed infatti hanno lasciato gli abitanti in mezzo alle macerie. Questa è la verità vera. Mentre io sono orgoglioso di avere dato una casa agli aquilani».

Polemiche da radical Chic

«Le critiche sono arrivate commissari tecnici che non sono mai stati nel capoluogo abruzzese, i radical chic di cui speriamo il Paese si sbarazzi il prima possibile e danno i numeri – ha tuonato Guido Bertolaso -. Siamo stati a L’Aquila fino al 31 gennaio 2010, abbiamo consegnato alle autorità locali chiavi, case, scuole, conservatorio, 80mila sfollati sistemati in situazioni decorose. Abbiamo rimesso loro sia il portafoglio che i poteri decisionali di intervento ma purtroppo non sono stati messi nelle condizioni di poter operare per carenze, sicuramente problemi di burocrazia». Poi sui tempi di ricostruzione: «Ma è pensabile che una città d’arte come L’Aquila possa essere ricostruita in due anni? Chi lo dice non sa di cosa parla. L’Aquila è una delle venti città d’arte d’Italia, non una cittadina giapponese o cilena o della Nuova Zelanda. Il 6 aprile lo dissi: ci sarebbero voluti minimo dieci anni per ricostruire L’Aquila. Dunque per me i tempi non sono stati più lunghi del dovuto e del previsto».

(foto di copertina: MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA/BT)

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