Berlusconi sulla trattativa Stato-Mafia: «La condanna dei servitori dello Stato è una vergogna»

Dopo il terreno preparato dai giornali e dagli opinionisti vicini al centro-destra il giorno dopo la lettura delle condanne per il processo sulla trattativa Stato-Mafia, è lo stesso Silvio Berlusconi a scendere in campo in prima persona e a puntare il dito – dalle colonne del Corriere della Sera – contro i giudici che hanno emesso le sentenze che hanno visto coinvolti alcuni esponenti del mondo delle istituzioni e alcuni mafiosi.

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Berlusconi vergogna condanna Stato-Mafia, le parole al Corriere

«La sentenza di Palermo – dice Berlusconi al Corriere della Sera – nella sua assurdità dovrebbe scuotere la sensibilità e la coscienza degli italiani. La condanna di servitori dello Stato che hanno inferto dei colpi decisivi alla criminalità mafiosa è un’autentica vergogna». La sentenza della procura di Palermo ha infatti stabilito le condanne per l’ex generale del Ros Mario Mori e del fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri a 12 anni di carcere. Otto anni sono stati assegnati all’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno, ma anche al boss Leoluca Bagarella. Dodici anni, poi, anche all’altra punta di vertice del Ros Antonio Subranni e per il medico di Totò Riina Antonino Cinà.

Di fatto, la sentenza di Palermo afferma l’esistenza di una trattativa tra Stato e Mafia – sempre fumosa la sua definizione fino al giorno delle condanne – per far terminare quella stagione di attentati di stampo malavitoso e per dare il via a una sorta di rinnovamento all’interno delle istituzioni. Un rinnovamento che sarebbe passato anche verso la nuova esperienza politica di Silvio Berlusconi al governo del Paese. Il magistrato Nino Di Matteo, da sempre alla guida delle indagini, ha affermato con chiarezza: «Dell’Utri ha fatto da cinchia di trasmissione tra la mafia e il governo di Berlusconi che si era appena insediato».

Berlusconi vergogna condanna Stato-Mafia, la sua versione sul processo

Ma il Cavaliere ha una versione diametralmente opposta dei fatti: «Il solo fatto di associare il mio nome o l’attività del mio governo a questa sentenza – ha affermato Berlusconi – è un comportamento irresponsabile, oltre che lontanissimo dalla verità storica e giudiziaria messa in atto da un pm (Nino Di Matteo appunto, ndr) vicino ai grillini».

Infine, Berlusconi – sempre nel corso dell’intervista al Corriere – ha voluto rimarcare la sua attività di governo destinata a combattere la mafia: «Anche Pietro Grasso, allora procuratore nazionale antimafia, disse che avremmo meritato un premio per tutto quello che abbiamo fatto contro le mafie. Mi auguro che di fronte a tali assurdità l’opinione pubblica e le altre forze politiche reagiscano con la nostra stessa indignazione».

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