Severgnini dice che le critiche alla Lombardia sono frutto di «astio contro i primi della classe»

Nel corso della trasmissione Otto e Mezzo di Lilli Gruber si stava facendo il punto, su cui del resto si discute da oltre un mese, sulla gestione dell’emergenza coronavirus, soprattutto in una regione come la Lombardia che, con i suoi 11mila morti, è tra le aree geografiche che al mondo sta pagando maggiormente il tributo al contagio e alla diffusione del virus. Beppe Severgnini, tuttavia, cerca di analizzare il perché di tutte le critiche che in questi ultimi giorni si stanno rivolgendo alla Lombardia.

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Beppe Severgnini e l’astio contro i primi della classe della Lombardia

«Sento qualche volta un astio e una crudeltà veramente eccessiva: non so se è l’odio per i primi della classe, perché è la regione che produceva più di tutti. Però Milano e la Lombardia meritano giudizi sereni, ci sono stati errori, ma si vedranno. Però si sente continuamente un fastidio e un odio che Milano e la Lombardia, che sono terre di dolore in questo momento, non meritano».

Le parole di Beppe Severgnini a Otto e Mezzo

Ovviamente, si comprende benissimo come la Lombardia sia attraversata da un dolore diffuso, che riguarda in primo luogo i cittadini troppo spesso abbandonati a se stessi anche in condizioni di salute non propriamente ottimali. La necessità di fare tamponi, la gestione delle RSA, lo squilibrio tra le forze messe in campo e la risposta che è stata data rispetto ad altre regioni confinanti (si pensi al caso del Veneto), non possono passare inosservate ed è giusto, proprio per quelle terre di dolore, che si faccia chiarezza su eventuali responsabilità a livello gestionale.

Non è un discorso di squilibri di sensibilità tra nord e sud, insomma. Si tratta semplicemente di voler capire perché in una regione che è stata colpita da un’emergenza straordinaria e che, in virtù del suo essere ‘prima della classe’, aveva mezzi e strumenti per fronteggiarla meglio di altri territori italiani si è subito così tanto un virus così spietato.

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