Beatrice Inguì, le sofferenze per l’obesità della ragazza che si è suicidata raccontate da un’amica

06/04/2018 di Redazione

Beatrice Inguì si sarebbe tolta la vita per le sofferenze provocate dalla sua obesità. La giovane ragazza è stata uccisa dal treno regionale che l’avrebbe dovuta portare da Torino, dove si receva per prendere il treno accompagnata dalla mamma da Rivoli, la loro città, a Vercelli, dove frequentava il liceo musicale. La quindicenne sognava di diventare una cantante lirica, e secondo i compagni di classe e le amiche nella nuova scuola aveva trovato un equilibrio.

Beatrice Inguì, le sofferenze per l’obesità della ragazza che si è suicidata raccontate da un’amica

L’inchiesta sulla morte di Beatrice Inguì propende per il suicidio, visto che la dinamica della sua scomparsa ripresa dalle telecamere della stazione di Porta Susa lascerebbe pochi dubbi. La giovane sembra dirigersi intenzionalmente verso il treno in arrivo, compiendo tre passi oltre la linea di sicurezza marchiata in giallo e andando incontro al respingente frontale del locomotore che l’ha poi uccisa. Una amica di Beatrice Inguì, Nadia, è convinta che la giovane di Rivoli si sia tolta la vita per le sofferenze e il disagio provocato dall’obesità.

Nadia e Beatrice, riporta Repubblica che intervista la giovane, si sono conosciute in una clinica di Piancavallo che cura le persone in sovrappeso. «Mi hanno detto che c’era stato un incidente, ma ho subito capito che non era così. Credevo di essere riuscita a insegnare a Bea qual è la strada della felicità, ma mi ero illusa. E pensare che bastava poco per aiutarla: non si può morire per l’ignoranza altrui. L’obesità è una malattia ma non è vista come tale», spiega Nadia.

 

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L’amica di Beatrice Inguì racconta a Repubblica come la ragazza non fosse timida, e avesse già compiuto atti di autolesionismo. «Mi sono accorta che aveva un problema enorme. L’ho vista coricata, l’ho chiamata, si è girata e aveva gli occhi lucidi, come se stesse per piangere. Si stava tagliuzzando con la chiave dell’armadietto. Gliel’ho presa, ho preso tutte le altre cose taglienti che ho trovato in giro e le ho chiuse a chiave nella mia valigia. E le ho promesso che mi sarei occupata io di lei. Abbiamo iniziato a parlare e lei mi ha raccontato tutto della sua vita, del male che si faceva, Era una ragazza straordinaria che chiedeva solo di essere capita. Bastava che qualcuno le chiedesse se aveva bisogno di aiuto. Mi fa rabbia chi adesso dice che era timida e riservata, come se fosse una giustificazione…Era una vera appassionata, parlava dell’oboe e diceva che erano in pochi a scuola a suonarlo. A Natale i suoi genitori le avevano portato alla clinica il basso elettrico e non aveva smesso di suonarlo per tutto il giorno», racconta Nadia, chiedendo di non guardare l’aspetto delle obese come lei e Beatrice.

 

Foto copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

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