Bad bank, il Financial Times critica l’accordo tra Italia e UE

Bad bank,

il Financial Times esprime in maniera piuttosto esplicita i suoi dubbi sul funzionamento dell’intesa tra Commissione e Governo italiano per l’attivazione di una garanzia pubblica sulla cartolarizzazione delle sofferenze bancarie. La cosiddetta GACS non potrà certo risolvere i problemi del sistema creditizio italiano secondo il quotidiano della City londinese, che auspica nuove misure dell’esecutivo per favorire il necessario consolidamento bancario.

Bad bank

BAD BANK ITALIA

Uno dei principali motivi che frenano la ripresa dell’economia italiana è la significativa mole di crediti deteriorati che si sono accumulati nei bilanci delle banche italiane negli anni precedenti. La doppia recessione ha provocato l’insolvenza di molti creditori, tanto che i cosiddetti Non performing loans, i prestiti incagliati, si assestano a circa il 20% dei crediti erogati. Una percentuale più che doppia rispetto alla media dell’eurozona. Dopo lunghi mesi di confronto il Governo Renzi ha trovato un’intesa con la Commissione UE per introdurre una cosiddetta bad bank, il veicolo finanziario speciale a cui cedere i crediti deteriorati per risanare le banche. Per evitare un intervento che infrangesse la normativa comunitaria sul divieto di aiuti di Stato il Governo ha rinunciato alla creazione di una bad bank, adottando un meccanismo di facilitazione dei crediti deteriorati. La GACS, la garanzia sull’acquisto delle cartolarizzazione delle sofferenze bancarie non è però ritenuta un intervento risolutivo, e forse neppure sufficiente, dal Financial Times.

Difficile credere all’affermazione sul fatto che questo meccanismo non rappresenti un sussidio e non tolga risorse alle finanze pubbliche. Non ci dovrebbe essere bisogno di un intervento del governo se la garanzie per i crediti deteriorati sono vendute a prezzi di mercato, come sostiene la Commissione. Renzi avrebbe voluto (…) utilizzare fondi pubblici per comprare prestiti incagliati ma questa intesa segnala come sia difficile per la Commissione forzare le nuove regole del bail-in sui riluttanti governi dell’UE.

BAD BANK RENZI

Il Financial Times evidenzia come ci siano molti dubbi sul fatto che questo meccanismo possa funzionare.

Solo la parte meno rischiosa dei crediti deteriorati che le banche potrebbero scegliere di non vedere potrà beneficiare della garanzia pubblica. Il loro prezzo dipenderà da come le agenzie di rating valuteranno caso per caso ogni tranche dell’obbligazione strutturata messa sul mercato, lasciando molto spazio alle oscillazioni. La sfida più grande per Renzi, però, sarà la spinta per una ristrutturazione più ampia del sistema bancario italiano.

Per il Financial Times l’accordo tra UE e Italia è lontano dall’essere risolutivo per un Paese in cui il consolidamento bancario fatto da altri Stati dopo la crisi finanziaria è stato rimandato negli anni scorsi. Il quotidiano finanziario invita il governo a proseguire il percorso iniziato con il decreto che ha imposto alle banche popolari più capitalizzate la trasformazione in società per azioni.

La normativa però è contestata in tribunale dagli azionisti e i dirigenti delle popolari si oppongono. Renzi non può permettersi che questa situazione persista. L’ultimo mese ha mostrato i rischi di un grave disturbo dei mercati finanziari, la prima volta che il presidente del Consiglio italiano ha dovuto affrontare una simile situazione. Ha adottato una risposta di breve periodo per la più immediata minaccia alla stabilità finanziaria dell’Italia. Ora deve completare l’opera.

Photo credit: ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Share this article