Le più grandi aziende europee di spyware si trovano in Italia

Sei su nove hanno sede nel nostro Paese e alcune di loro sono state coinvolte in grandi scandali e inchieste

11/09/2023 di Enzo Boldi

Quando si parla di software o sistemi di controllo e intercettazioni, si pensa quasi sempre a Pegasus, prodotto dagli israeliani di NSO. Nel corso degli anni, questo strumento è finito più volte nel mirino delle critiche, dei report e delle citazioni in giudizio per rilevanti fatti legati alla cronaca internazionale. Ma si tratta solamente della punta dell’iceberg, visto che nel Vecchio Continente ci sono tantissime grandi, medie e piccole realtà che operano allo stesso modo e forniscono alle Procure (come previsto anche dalle leggi dello Stato) sistemi per la sorveglianza. Ma lo sapete che la maggior parte delle aziende produttrici di spyware (tra quelle più rilevanti) in Europa si trova in Italia?

LEGGI ANCHE > Il nuovo flaw di Apple che è stato sfruttato da uno spyware di NSO

Nel 2021, queste aziende italiane (che hanno sedi in città diverse, da Roma a Milano, passando per Trieste e altre località più piccole), hanno venduto i loro prodotti (tra cui gli spyware) a ben 40 Paesi di tutto il mondo. Dunque, un mercato in cui lo Stivale sembra essere al vertice della catena di “monitoraggio”. Questi numeri arrivano da una ricerca di IrpiMedia, in cui sono state ripercorse anche alcune vicende giudiziarie del passato più o meno recente.

Aziende spyware in Italia, il report di IrpiMedia

I ricercatori hanno individuato ben nove aziende europee che producono e commercializzano spyware e sei di queste hanno sede proprio sul territorio italiano. Nello specifico, si fa riferimento a questi nomi, con le prime quattro che sono state accreditate presso la maggior parte delle Procure nostrane con il ruolo di “captatori informatici”: AREA, RCS, SIO, e INNOVA. A queste si aggiungono altre realtà come Memento Labs (che in passato era Hacking Team) e la “romana” Cy4gate. Essendo, la maggior parte, accreditate presso le Procure (rispondendo al tariffario – approvato per decreto – del Ministero della Giustizia), appare evidente come lo sviluppo di questi malware di sorveglianza di dispositivi informatici sia – di fatto – pagato in buona parte (e indirettamente) dallo Stato. La ricerca di IrpiMedia cita anche i numeri delle intercettazioni telematiche in Italia:

«Nel 2021 ne sono state effettuate 2.896 e il numero delle intercettazioni telematiche è quadruplicato negli anni tra il 2010 e il 2020 e potrebbe continuare ad aumentare». 

Numeri impressionanti che, però, non danno ancora la misura. Perché stando alle statistiche ufficiali, la durate media delle intercettazioni telematiche in Italia (con annesso utilizzo di spyware) è pari a 74 giorni, con il costo giornaliero di utilizzo di uno spyware di 150 euro. Questo vuol dire che per ogni indagine, si spendono 11.100 euro. Moltiplicando questo numero per tutte le indagini della Procura che prevedono questa tipologia di intervento, si può capire come molte delle aziende accreditate riescano ad alimentare il proprio business usufruendo direttamente dei soldi messi a disposizione dallo Stato. E questo non basta, visto che le principali aziende spyware in Italia vendono i loro prodotti anche a governi stranieri.

Share this article
TAGS