Per vendicare Mahsa Amini, Anonymous ha hackerato i principali siti iraniani

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Un'azione coordinata, rivendicata dal collettivo sui social network

La morte di Mahsa Amini, la 22enne iraniana che è deceduta in seguito alla custodia della “polizia morale” che l’aveva trattenuta per il suo hijab non appropriato, ha scatenato proteste a diversi livelli. Per le strade di Teheran stanno sorgendo delle manifestazioni spontanee e anche sui social network vengono mostrati atti di solidarietà da parte delle donne iraniane che si tolgono il velo e si tagliano i capelli. Ma adesso anche Anonymous ha deciso di fare la sua parte: per mettere in evidenza il suo schieramento a favore delle donne iraniane, il collettivo ha hackerato i principali media e siti istituzionali di Teheran. La rivendicazione è presente sui social network.



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Anonymous, come dimostrato anche nel corso delle prime fasi dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, si è sempre schierato dalla parte dei diritti civili. Dunque, dopo aver condotto una battaglia senza quartiere – dichiarando cyber-war alla Russia di Putin – si sta interessando alle proteste che in Iran stanno dilagando, per affermare l’importanza della libertà personale delle donne.

Secondo quanto riportato da Al-Jazeera, i due principali siti web del governo iraniano sarebbero stati i principali obiettivi dell’attacco di Anonymous. Si tratta di un portale che mette insieme i servizi di intelligence del Paese e di un altro portale che, invece, mette in evidenza le principali notizie che arrivano dall’Iran e che hanno il livello di comunicazione istituzionale. In un Paese in cui il controllo dell’informazione è diffuso, si tratta delle due principali fonti di notizie e di informazioni per i cittadini e per i funzionari.

Oltre ad aver diffuso dei tweet in proposito, Anonymous ha anche pubblicato il classico video in cui si sente una voce alterata che presenta la rivendicazione di quanto accaduto: «Tutto il database è stato cancellato. Questa è l’ultima goccia. Il popolo iraniano non è solo». Dopo la rivendicazione di Anonymous, tuttavia, manca la conferma dell’attacco da parte delle autorità iraniane.