Anonymous, 7 giorni per 7 milioni di sms a numeri russi

Roskomnadzor nei giorni scorsi ha bloccato social

12/03/2022 di Redazione

Anonymous ha inviato 7 milioni di sms ad altrettanti numeri di operatori che lavorano in Russia sulla guerra in Ucraina. Come ha riportato il sito Open, Anonymous ha usato 1920.in, un portale che mette a disposizione numeri appartenenti a operatori telefonici di questo territorio.

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Il collettivo Anonymous ha rivendicato su Twitter un furto di dati a Roskomnadzor, l’ente statale russo che controlla i media: ha menzionato oltre 360.000 file sottratti all’agenzia, il set di dati diviso in due parti ammonta a oltre 800 Gb. È quanto ha riportato l’agenzia di stampa Ansa. Secondo il sito ddosecrets, si trattarebbe di due database relativi all’ufficio regionale della Repubblica Russa del Bashkortostan. Nei giorni scorsi Roskomnadzor ha ordinato il blocco dei principali social media come Facebook e Twitter, ma ha anche chiesto a numerosi media indipendenti e a Wikipedia di modificare articoli sulla guerra.

«Il cyberspazio sta dimostrando tutti i suoi limiti strategici e operativi. La Russia ha infatti una finestra di opportunità maggiore e più efficace nelle armi reali piuttosto che in quelle virtuali. Gli attacchi informatici possono bloccare un’infrastruttura critica per ore o giorni, ma un missile distrugge per sempre». A due settimane dall’invasione dell’Ucraina è l’analisi sul ruolo effettivo del cyberguerra in questo conflitto di Stefano Mele, Presidente della Commissione Sicurezza Cibernetica del Comitato Atlantico Italiano e responsabile del Dipartimento Cybersecurity Law presso Gianni&Origoni. «La Russia – ha spiegato l’esperto all’Ansa – ha utilizzato il cyberspazio solo come mero strumento tattico sul campo di battaglia a supporto delle operazioni militari convenzionali e come mezzo per attività di Sigint, ovvero di Signals Intelligence, per provare ad individuare ad esempio i cellulari dell’establishment politico ucraino o di altri soggetti di interesse». Inoltre, Mosca, ha aggiunto, «è consapevole che un attacco informatico che avesse come effetto quello di bloccare l’erogazione di un servizio essenziale sul territorio ucraino, potrebbe colpire con molta probabilità anche i sistemi informatici critici dei Paesi appartenenti alla Nato, dando così l’opportunità all’Occidente di attivare l’art. 5 del Trattato Nord Atlantico, che prevede la mutua difesa in caso di attacco armato, anche nel caso in cui esso sia portato attraverso il cyberspazio». Per Mele, anche i Paesi europei e della Nato, per non far scivolare il conflitto in una guerra mondiale, hanno scelto di non attaccare «in maniera aperta e diretta le reti e i sistemi informatici russi e bielorussi ma utilizzano la copertura di alcuni gruppi di hacktivisti, tra cui il più noto è senz’altro Anonymous».

[CREDIT PHOTO: ITALY PHOTO PRESS]

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