Licenziato il portavoce dell’assessore leghista alla Regione Piemonte che inneggiava al duce

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A poco è servito il tentativo di difesa abbastanza privo di senso

Hanno provato ad abbassare i riflettori parlando di errori di gioventù, bravate e ragazzate, ma alla fine si sono arresi all’evidenza e lo hanno licenziato. Andrea Lorusso, giovane (ormai ex) portavoce dell’assessore regionale alle Politiche Sociali del Piemonte Chiara Caucino è stato sollevato dal proprio incarico dopo che sulla sua bacheca erano state ripescate alcune immagini di lui in preghiera sulla tomba di Benito Mussolini (a Predappio) e altre citazioni del duce che si connotavano come sessiste, oltre che fasciste.



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«Oggi non sono a Torino per altri impegni, ma sto prendendo questo provvedimento che firmerò domani», ha detto a La Repubblica Claudia Caucino. Insomma, alla fine è arrivato il licenziamento per Andrea Lorusso, nonostante nella giornata di ieri c’era stata una dissociazione su quei post, ma anche un tentativo di salvare in corner il «ragioniere di titolo e professione, giornalista per passione», così si definisce l’ex portavoce, parlando di bravate da ragazzo dovute alla sua età.



Andrea Lorusso non è più il portavoce di Chiara Caucino

Ma la prima condivisione, quella dell’aforisma sessista di Benito Mussolini risaliva a quando lui aveva appena 19 anni. L’altra, la fotografia in preghiera sulla tomba del duce a Predappio accompagnata dalla frase «Io non ti ho tradito» è di ben quattro anni dopo, quando la gioventù non può essere più una scusante e si deve rispondere delle proprie azioni.

Il licenziamento nonostante la difesa

Cosa che è accaduta nonostante le tensioni dei primi momenti e nonostante il suo tentativo di difesa sui social: «Non sono un fascista, forse la mia colpa è di non essere stato nello schieramento degli ‘anti’. Mi mortifica il massacro mediatico a cui sono stato sottoposto, i commenti velenosi e le congetture». Veleni e congetture che, evidentemente, viaggiano anche nella mente di chi ha scelto di licenziarlo.



(foto di copertina: da profilo Facebook di Gianvito Pontrandolfo)