La compagna di Desirée che voleva salvarla: «Mamma, io quelli li ho visti in faccia»

25/10/2018 di Redazione

C’è l’inevitabile corsa alle sliding doors, quando si tratta di una tragedia che poteva essere evitata. Testimoni, amici e anche organi di stampa cercano di trovare tutti il momento esatto in cui Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina morta nel quartiere San Lorenzo di Roma venerdì scorso, poteva essere salvata. Lo fa anche la sua amica Chiara, di Cisterna di Latina anche lei, coetanea della vittima.

Il racconto dell’amica di Desirée Mariottini: «Potevo salvarla»

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, la ragazza sta soffrendo molto in questi giorni, colpita da una sorta di senso di colpa. E, mentre i familiari la invitano a stare fuori da questa storia, lei vorrebbe collaborare per provare a cancellare il rimpianto di quel maledetto venerdì, quando Desirée aveva provato a chiamarla, ma lei non aveva risposto.

«Ho sempre impedito a Desirée di entrare in quel posto – ha affermato la ragazza -. Perciò adesso vivo con un senso di colpa tremendo, perché anche quella notte lei mi telefonò ma io non le risposi. Magari avrei potuto salvarla». Secondo la testimone, che vorrebbe andare dagli inquirenti per collaborare, le motivazioni che spingevano Desirée ad andare in quel cantiere occupato di San Lorenzo erano rappresentate dalla voglia di recuperare un maledetto cellulare, ceduto dalla ragazza ai suoi carnefici, forse come contropartita per un po’ di sostanze stupefacenti.

La testimonianza dell’amica di Desirée: «Io li ho visti in faccia»

«Sua madre voleva a tutti i costi che recuperasse il telefonino che lei aveva ceduto a quei ragazzi di San Lorenzo — ha affermato Chiara — ma quelli non ne volevano sapere». Così, Desirée ha provato l’ultima carta: aveva detto ai suoi familiari di fermarsi a casa di un’amica (tant’è che, dopo un po’, la nonna aveva iniziato a cercarla a Cisterna, mentre l’ipotesi Roma non era per nulla presa in considerazione) e aveva deciso di affrontare quelle persone da sola.

Nella nottata, due di questi sono stati fermati dai carabinieri – si tratta di due senegalesi, Mamadou Gara di 26 anni e Brian Minteh di 43 – e ci sono altre indagini per identificare altri eventuali responsabili di questo assassinio brutale. Chiara afferma di conoscere queste persone: «Io li ho visti in faccia, potrei aiutare» – dice, discutendo con la madre. Ma le forze dell’ordine sembrano già aver individuato una pista.

Desirée Mariottini non era una spacciatrice come è stata dipinta da alcuni quotidiani nelle prime ore dopo la sua morte. Faceva uso di sostanze stupefacenti ed era in cura al Sert. Si era iscritta all’istituto agrario, ma il suo sogno era quello di fare l’artista. Aveva un animo sensibile, dicono quelli che la conoscevano bene. Attraverso l’arte cercava di superare anche quella piccola malformazione alla gamba che, oltre alla situazione difficile dal punto di vista familiare (i genitori di Desirée erano separati e non erano in buoni rapporti), costituiva una sua preoccupazione da adolescente timida.

FOTO: ANSA/ANGELO CARCONI

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