Amianto e uranio, ancora strage di nostri militari. L’appello di Guariniello: serve una legge

15/05/2017 di Redazione

In Italia il lavoro dei militari non viene tutelato come gli altri. E continua la strage legata ad amianto e uranio. È quanto sostiene l’ex pm Raffaele Guariniello, 76 anni, il magistrato che ha indagato su Thyssen Krupp, Eternit e Stamina, oggi consulente della Commissione parlamentare sui nostri soldati morti o ammalati a causa dell’uranio impoverito. In un’intervista rilasciata a Ferruccio Sansa per Il Fatto Quotidiano lancia un appello ai politici ad approvare un ddl presentato in Parlamento che prevede che la sorveglianza in tema di salute possa essere affidata a figure terze e indipendenti:

Raffaele Guariniello, dopo una vita come magistrato, lei è consulente della Commissione parlamentare che si occupa delle vittime dell’uranio impoverito nell’Esercito: 330 morti e 3.765 malati. Perché non se ne parla?

 

C’è chi dice che il compito dei militari ha una sua specificità. Ma questo non deve venire in loro danno, anzi. Hanno soccorso le popolazioni terremotate, sono caduti nelle missioni all’estero. Ma noi non li proteggiamo come gli altri lavoratori. Tanto per cominciare c’è l’amianto che si trovava sugli elicotteri e le navi. E che ha provocato mille vittime tra i nostri soldati. E poi c’è la questione dell’uranio.

 

Che cosa si deve fare?

 

Vorrei fare un appello al governo, al ministro della Difesa e a quello dell’Interno: bisogna affrontare subito la questione. E poi c’è il Parlamento: esiste una proposta di legge all’avanguardia che deve essere approvata per tutelare i militari.

 

Cosa prevede?

 

Nelle forze armate vige il principio della giurisdizione domestica. Cioè degli affari militari, anche della sicurezza, non si occupano soggetti esterni. La nuova legge invece prevede che la sorveglianza in materie delicate come la salute possa essere affidata a figure terze e indipendenti. Nelle imprese è una garanzia essenziale per proteggere i lavoratori, deve valere anche per l’Esercito. Non è un atto di lesa maestà.

In effetti, l’approvazione di una simile legge segnerebbe un’inversione di tendenza rispetto al passato, quando informazioni sanitarie sono state fornite in maniera errata o omesse.

AMIANTO E URANIO, ARRIVANO SENTENZE

In questo senso, il caso dell’uranio impoverito è emblematico. Come spiegato in un servizio de Le Iene andato in onda lo scorso anno, un’inchiesta realizzata da Nicola Barraco e Gaetano Pecoraro poi vincitrice del Premio speciale Franco Giustolosi ‘Fuori dall’armadio’, c’è documentazione internazionale che proviene dai massimi organi scientifici a sostenere come patologie che hanno colpito alcune migliaia di militari nelle missioni all’estero siano legate all’uranio impoverito e alle nanoparticelle di metalli pesanti. La stessa inchiesta ha ricordato come la vicenda delle morti e delle responsabilità per i decessi è stata caratterizzata anche dalla reticenza di istituzioni e politica. Nel periodo in cui scoppiò il caso impoverito, tra fine anni ’90 e inizio anni 2000, il ministro della Difesa, l’attuale capo dello Stato Sergio Mattarella, riferì che nel corso della missione in Bosnia non era mai stato utilizzato uranio impoverito, salvo poi cambiare idea tre mesi dopo. Oggi invece, grazie alle sentenze, sappiamo che già nel 1995 i vertici militari sapevano cosa accadde.

Una sentenza importante è arrivata qualche settimana fa: il Tar della Toscana ha condannato il ministero della Difesa a risarcire con circa 450mila euro un militare capitano dell’Esercito impegnato in missioni dal 1996 al 2002 riconoscendo che le cause del suo tumore erano «dipendenti da causa di servizio» e «riconducibili alle particolari condizioni ambientali ed operative di missione».

«Sicuramente da un punto di vista civile – spiega oggi Barraco parlando delle recenti sentenze – sono esaustive, perché viene affermata la responsabilità del ministero della Difesa, e quindi dello Stato. Viene affermato il principio che lo Stato, il ministero, sapeva e non ha fatto nulla per evitarlo. Ci sono tutte le evidenze scientifiche e documentali. Al di là di ogni ragionevole dubbio lo Stato viene condannato. Ma altra cosa è la responsabilità penale. Da quel punto di vista non c’è stata nessuna sentenza». E sulla proposta per la sorveglianza in tema sanitario affidata a terzi? «Mi sembra un’ottima cosa. Gli ospedali militari preposti all’accertamento di particolari patologie e infermità hanno spesso dato prova di non imparzialità. Se se ne occupasse un organo terzo super partes non sarebbe una cosa malvagia: è uno di quei casi in cui il controllore si autocontrolla».

(Foto da archivio Ansa)

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