L’Amazzonia brucia ma attenti alle foto ‘fake’: anche Djokovic e Macron cadono nell’errore

Da alcuni giorni l’attenzione di tutto il mondo è rivolta all’Amazzonia. Tutto è cominciato quando hanno iniziato a circolare sui social foto e video di una densa cortina di fumo nero che oscurava il cielo di San Paolo, la città più grande del Brasile. A questo si è aggiunto un comunicato dell’Inpe, il centro Nazionale per la ricerca spaziale, che ha sottolineato come nell’ultimo anno il numero di incendi nel Paese abbia raggiunto record assoluti. La gravità della situazione ha spinto migliaia di persone a lanciare sui social una campagna affinché i grandi del mondo pongano fine a questa terribile tragedia. Ma le richieste d’intervento hanno trovato la fiera opposizione del presidente brasiliano  Jair Bolsonaro che prima ha negato la gravità della situazione e poi ha accusato le ong di essere le responsabili degli incendi. La sua tesi? Gli ambientalisti avrebbero appiccato il fuoco come ritorsione nei confronti delle sue politiche.

Amazzonia brucia, la campagna sui social e la diffusione di foto fake: gli scatti risalirebbero a molti anni fa

Le posizioni di Bolsonaro sui temi ambientalisti sono a dir poco discutibili. Soprannominato “capitan motosega” per le sue politiche a favore dei fazendeiros e a discapito della foresta amazzonica, nega fin dal suo insediamento l’esistenza del cambiamento climatico. Per questo si è premurato di licenziare Ricardo Galvao, il direttore dell’Inpe a cui va il merito di aver diffuso i dati sulla deforestazione in Brasile relativi al 2019. I satelliti dell’Istituto per la ricerca spaziale brasiliana hanno rilevato un incremento dell’80 per cento rispetto al numero di incendi registrato l’anno scorso , il più alto da quando l’Inpe ha iniziato a monitorare gli incendi boschivi nel 2013. Dei circa 73mila roghi registrati, il 52 per cento è in Amazzonia. Ma se i grandi del modo tentennano, le masse invece hanno iniziato a muoversi.

Sui social hashtag come #PrayForAmazonas sono subito diventati virali, rilanciati da migliaia di utenti con annesse foto e video che testimoniano l’inferno in terra in cui si è trasformato uno dei più importanti polmoni verdi del mondo. Ma attenzione. Complice la fretta e la tendenza a condividere con leggerezza contenuti senza verificarne la fonte, hanno iniziato a circolare foto fake di incendi avvenuti anche parecchi anni fa in altre parti del mondo.

Amazzonia brucia, gli errori di Djokovic e Macron

Queste immagini sono state condivise centinaia di volte, in alcuni casi anche perché e postarle sono stati noti personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport. Di per sé questo non toglie nulla all’urgenza della situazione che si sta affrontando in Brasile, né alla nobiltà di intenti di chi si è esposto per la causa. Tuttavia per evitare qualsivoglia strumentalizzazione della vicenda,  anche da parte di chi si ostina a negare la gravità di quanto sta accadendo, è sempre bene essere sicuri del materiale che si condivide.

Tra i big internazionali che si sono movimentati per la causa c’è anche il tennista Novak Djokovic, che però è caduto nell’errore di condividere una foto della foresta Amazzonica di circa 30 anni fa, più precisamente del 1989. La si può facilmente trovare sul web in una galleria fotografica del Guardian del 2007 che si occupava appunto del problema della deforestazione in Brasile. Anche il figlio di Will Smith, Jaden, è caduto nello stesso errore e ha condiviso la medesima immagine sul suo account Instagram, immagine che è stata condivisa 1.4 milioni di volte. La

Questo post invece, condiviso da oltre 3mila utenti, propone quattro foto di incendi ma nessuna di queste immagini si riferisce all’attuale crisi in in Amazzonia. La prima foto da sinistra, ad esempio, è stata caricata dallo US Department of Agriculture su Flikr ed è stata scattata nel 2013 nella Stanislaus National Forest in California. La seconda e la terza immagine invece, sarebbero state scattate sì in Amazzonia, ma nel 1989, come ha sottolineato l’agenzia fotografica Afp. La quarta foto poi è una mappa pubblicata da InfoAmazonia e si riferisce a un periodo compreso tra il 2000 e il 2014.

Anche il presidente francese Emanuel Macron ha scelto con poca attenzione la foto per il suo accorato appello sui social. L’immagine infatti è stata scattata da Loren McIntyre, fotografo noto per la sua collaborazione con National Geographic scomparso nel 2003. L’immagine si trova infatti nello stok di Alamy.

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