Negli Stati Uniti già ricordano Amanda Knox: la foto utile alla richiesta di estradizione?

29/07/2019 di Redazione

Non l’hanno presa benissimo negli Stati Uniti e basta farsi un giro sui giornali e sui media americani che stanno affrontando il caso del carabiniere italiano Mario Cerciello Rega ucciso e dal modo in cui è stato trattato uno dei due indagati, Gabriel Christian Natale Hjorth, all’interno della caserma di via In Selci a Roma. Ci sono due concetti che vengono diffusi in maniera martellante: il nome di Amanda Knox e i parallelismi con il caso della morte di Meredith Kercher a Perugia e la richiesta di estradizione per gli indagati.

Amanda Knox rievocata dalla stampa Usa

Già, perché questa fotografia – diffusa dall’interno e poi successivamente postata e ripostata con toni trionfali sia dal popolo indignato per la morte del carabiniere, sia dallo stesso ministro dell’Interno Matteo Salvini – potrebbe essere la carta preferita dalla difesa per chiedere un intervento del governo americano. In seguito alla violazione di uno dei diritti dell’indagato. Non si tratterebbe di una vera e propria estradizione, dal momento che non esiste un processo di ‘estradizione inversa’, ma di una protesta formale che potrebbe portare l’indagato a essere giudicato nel proprio Paese d’origine.

Dal Washington Post che definisce quella foto (e quel comportamento) intollerabile e che richiama la lunga vicenda giudiziaria a cui venne sottoposta una Amanda Knox poi dichiarata non colpevole, passando per il sito economico Bloomberg che parla dell’indagato «esposto come un trofeo», la stampa Usa si sta già indignando e contribuirà senz’altro a rendere il caso spinoso. Chi vuole giustizia per il carabiniere Mario Cerciello Rega, probabilmente, dovrà fare i conti con le richieste dell’avvocato di Gabriel Christian Natale Hjorth, bendato e ammanettato nella caserma dei carabinieri, secondo modalità che il comando generale dell’Arma ha già definito inaccettabili e irrituali.

Le conseguenze della diffusione della foto dell’indagato bendato

Dunque, c’è già un’ammissione sul fatto che quel comportamento sia stato sbagliato. E l’indagine interna avviata lo certifica. Ora, saranno i legali del ragazzo a fare il resto. Il comportamento rimasto impresso in quella fotografia, infatti, viola apertamente – secondo interpretazioni giuridiche – l’articolo 608 del codice penale. Se il giudice dovesse accertare questa violazione, potrebbero esserci conseguenze per l’indagine: sulla credibilità della confessione resa nell’immediatezza del fatto e sulla valutazione delle prove. Un clamoroso autogol di chi vuole giustizia a ogni costo e si affida ai processi sommari che un’immagine di questo tipo, diffusa sui social network, può far scaturire.

FOTO: ANSA/ELISABETTA BARACCHI

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