Rebibbia, parla la donna che ha lanciato i figli dalle scale: «Ora sono liberi»

19/09/2018 di Redazione

Le prime parole di Alice Sebesta, la donna trentenne che nel corso della giornata di ieri ha lanciato dalle scale del carcere di Rebibbia i suoi due figli causandone la morte, sono state riportate dal suo avvocato difensore, Andrea Palmiero, che ha avuto un colloquio con lei nel reparto di psichiatria dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, dove da ieri è ricoverata, piantonata dalle forze dell’ordine.

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Rebibbia, Alice Sebesta dichiara: «Ora i miei bambini sono liberi»

«Ora i miei bambini sono liberi. Sapevo che ieri era in programma l’udienza davanti ai giudici del riesame che dovevano discutere della mia posizione – ha aggiunto -. I miei figli li ho liberati, adesso sono in Paradiso» – avrebbe detto la donna, che ha compiuto il gesto all’improvviso, mentre stava andando a prendere i due bambini, di 4 e 20 mesi, dal reparto nido del carcere femminile di Rebibbia. Secondo l’avvocato Palmiero, infatti, la donna – nel corso del colloquio – si è dimostrata consapevole di quello che aveva fatto. Alice Sebesta, 33 anni, ha origini tedesche e si trovava in carcere dove doveva scontare una pena inferiore ai quattro anni, perché era stata arrestata il 26 agosto in flagranza di reato. L’accusa era quella di detenzione e traffico internazionale di droga. Trasportava 15 chili di stupefacente insieme al marito prima del blitz dei Carabinieri.

Rebibbia, polemica sulla sospensione della direttrice del carcere

Nel frattempo, è polemica sulla decisione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di sospendere la direttrice e la vicedirettrice del carcere femminile di Rebibbia, in seguito a quanto accaduto ieri nella casa circondariale. L’ex guardasigilli Andrea Orlando del Partito Democratico ha infatti dichiarato, attraverso i social network, che per non avere più bambini in carcere sarebbe bastato approvare la bozza della proposta di legge del Pd per la riforma dell’ordinamento penitenziario.

FOTO Rebibbia ANSA / ALESSANDO DI MEO

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