La lunga (e strana) storia di Alessandro Sandrini liberato in Siria

22/05/2019 di Redazione

Dopo tre anni di prigionia, si è conclusa – sembra – l’odissea di Alessandro Sandrini. Si tratta del giovane italiano che, nell’ottobre del 2016, era partito per un viaggio in Turchia e che non fece più ritorno nella sua Folzano, in provincia di Brescia, rapito al confine tra la stessa Turchia e la Siria. Oggi, la notizia è stata data dai familiari del 35enne che hanno anticipato le notizie ufficiali provenienti da Idlib. Sul ragazzo pendeva però una ordinanza di custodia cautelare per rapina: è infatti accusato di un paio di azioni commesse con un complice nella zona di Brescia. Al tempo era stato disposto il carcere, ma pare che ora la pena verrà commutata con quella degli arresti domiciliari.

Chi è Alessandro Sandrini, l’italiano liberato in Siria

«Mio figlio è libero. Si trova ancora in Siria ma nelle mani dei nostri carabinieri. Sono felicissimo. È la fine di un incubo. Adesso sto andando a Roma e spero di potergli parlare al telefono stanotte». Sono le parole del padre di Alessandro Sandini che non ha mai smesso di chiedere giustizia per quanto accaduto al proprio figlio in questi ultimi tre anni.

Alessandro Sandrini sarebbe stato liberato dal cosiddetto governo della Salvezza, che ha tenuto una conferenza stampa per comunicare l’avvenuta liberazione. Sono le prime notizie del 35enne dall’agosto del 2018. Quasi un anno fa, infatti, comparve in un video pubblicato dalla testata Site, il sito informativo di Rita Katz, che si occupa di monitorare le attività online delle organizzazioni jihadiste e che spesso viene utilizzata dall’intelligence americana.

I vecchi video di Alessandro Sandrini: terrorismo o crimine locale?

In quel video, Alessandro Sandrini compariva con una tuta arancione, tipica dei prigionieri dell’Isis, in mezzo a due uomini incappucciati e armati. «Vi prego aiutatemi – aveva detto in quella circostanza -. Sono stanco. Mi uccideranno se la cosa non si risolve in tempi rapidi. Non vedo futuro. Non so più cosa pensare». Per lungo tempo è stata l’ultima immagine che i familiari avevano di Alessandro Sandrini.

Non si sa ancora con esattezza se la prigionia del giovane bresciano sia stata portata avanti da un gruppo terroristico magari legato ad Al-Quaeda. I video diffusi escludevano questa ipotesi, visto che mancavano i loghi delle organizzazioni terroristiche. E le prime notizie che arrivano da Idlib fanno pensare al fatto che i rapitori siano in realtà parte di una banda criminale specializzata del posto.

[FOTO di Alessandro Sandrini, screenshot da Site]

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