Di Battista pesca ovunque: «Bene l’apertura della Lega e le porte spalancate del Pd»

Lo dice dall’esterno e, quindi, non lo si può certo accusare di essere attaccato alla poltrona. Alessandro Di Battista parla per la prima volta dopo le dimissioni di Giuseppe Conte presentate lo scorso 20 agosto. Lo fa, ovviamente, via social network, commentando la situazione attuale che vede al centro di tutte le operazioni politiche il Movimento 5 Stelle. «Il Movimento 5 Stelle ha oggi un potere contrattuale immenso – ha debuttato nel suo post -. Tutti ci cercano. Un potere del genere è essenziale sfruttarlo nell’esclusivo interesse dei cittadini».

Alessandro Di Battista sorride alla Lega e strizza l’occhio al Pd

Di Battista conferma, di fatto, le voci di stampa di questa mattina, che lo vorrebbero spingere per un nuovo esecutivo con la Lega, nonostante le passate divergenze con Matteo Salvini. Da Facebook, infatti, ha valutato come una buona cosa la porta lasciata aperta dal Carroccio per una nuova alleanza che, stando alle parole di Salvini, si basi su nuovi punti programmatici e su una nuova squadra di governo. Ma allo stesso tempo, Di Battista ritiene positiva anche la porta spalancata del Partito Democratico, con «Zingaretti che fa la parte di chi pone veti e condizioni ma che in realtà ha il terrore che Renzi spacchi il PD».

La logica da prima Repubblica di Alessandro Di Battista

In questa circostanza, dove si può pescare letteralmente a destra e a sinistra, Alessandro Di Battista ritiene che il Movimento 5 Stelle dovrebbe alzare la posta e chiedere non soltanto l’immediato taglio dei 345 parlamentari, ma anche la revoca rapida delle concessioni di Autostrade al gruppo Atlantia guidato dai Benetton. «Chi ci sta? – si chiede l’attivista ed ex deputato del Movimento 5 Stelle – La vaghezza lasciamola ai professionisti del nulla assoluto. Il Movimento, proprio come ha fatto ieri Luigi, bada al sodo».

Un Di Battista di governo e poco di lotta, insomma. L’esponente pentastellato, infatti, sembra ragionare con le stesse logiche della prima Repubblica – quella tanto criticata dal Movimento 5 Stelle -: quando non c’era ancora la vocazione maggioritaria dei partiti e i governi bisognava formarli in parlamento (come sta avvenendo in queste ultime tornate elettorali), infatti, i partiti che fungevano da ago della bilancia cercavano di massimizzare i profitti, in cambio di proposte da inserire nel programma e da posti nei ministeri. Con un’unica differenza: spesso i partiti ago della bilancia avevano consensi limitati. Il M5S, invece, è il primo partito rappresentato in parlamento.

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