Il telecronista Rai Alberto Rimedio dice che nella squadra arbitrale «ci sono tante razze»

Prima dell'inizio del secondo tempo, tuttavia, il giornalista ha rettificato, spiegando che non aveva alcun intento discriminatorio

24/11/2022 di Redazione

Alla fine, il giornalista ha parlato di un errore dettato dalla foga della diretta e – quindi – dall’utilizzo di un termine improprio nell’ambito di un discorso che è venuto spontaneo. Eppure, le parole di Alberto Rimedio – prima voce giornalistica della Rai per questo mondiale di Qatar 2022 (è lui, abitualmente, a fare le telecronache della nazionale di calcio italiana) – sembrano andare ben al di là di un semplice qui pro quo. Nel presentare il match Belgio-Canada, il telecronista ha parlato anche della squadra arbitrale composta dal primo fischietto Sikazwe (Zambia), dagli assistenti Dos Santos (Angola) e Marengula (Mozambico), dal quarto uomo Yamashita (Giappone) e da Soto (Venezuela) e Gallo (Colombia) al VAR. «C’è davvero tante razze, ci sono davvero tante razze per quanto riguarda la squadra arbitrale» – ha detto Rimedio, offrendo alla visione dello spettatore di Raiuno un concetto – quello di razza – che pensavamo fosse scontato mettere nella lista delle cose che non avremmo mai più sentito in una televisione del ventunesimo secolo.

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Alberto Rimedio e il concetto di “razza” in diretta su Raiuno: il video

Evidentemente, nel corso del primo tempo, le parole del telecronista non sono sfuggite al pubblico estremamente attento, che ha iniziato a protestare – sui social network – per quello che aveva appena ascoltato in Rai. A questo punto, è arrivata la precisazione di Alberto Rimedio prima dell’inizio del secondo tempo. Il telecronista ha spiegato così l’equivoco: «Permettetemi una precisazione, ci tengo molto – ha detto -: ho utilizzato un termine improprio in apertura di telecronaca parlando di razze a proposito delle varie nazionalità degli arbitri tutte diverse nella partita di oggi. Naturalmente non c’era alcun intento discriminatorio, mi scuso se è stato interpretato in questo senso, ma è veramente lontanissimo dal mio pensiero. La parola giusta era nazionalità, ho usato un termine improprio, spero possiate capire un errore nella concitazione nella diretta».

La parola giusta, dunque, era nazionalità. Se ci ragioniamo, tuttavia, non è anomalo in un mondiale vedere squadre arbitrali formate da professionisti di nazionalità diverse. Eppure, non ricordiamo questa particolare enfasi sul concetto, ad esempio, durante la partita Francia-Australia (Arbitro: Gomes – Sudafrica, assistenti Siwela – Sudafrica, Phatsoane – Lesotho, quarto uomo Mukansanga – Ruanda, VAR Fischer – Canada e Zourak – Marocco): anche qui tante nazionalità, no?

Il problema ulteriore è che anche in un discorso spontaneo – com’è in effetti il linguaggio della telecronaca – è difficile che vengano utilizzate delle parole che non facciano parte del lessico della persona che le pronuncia. Il concetto di razza, come detto, dovrebbe essere eliminato alla radice di qualsiasi tipo di educazione. Eppure è riemerso nel corso di una diretta sulla prima rete nazionale, nel corso di uno degli eventi più seguiti di sempre. Basteranno le scuse a inizio secondo tempo per porre rimedio a tutto ciò?

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