Airola chiede scusa per le sue parole sui «bombaroli di una volta»

02/04/2019 di Enzo Boldi

Ammettere il problema è già un grande passo e chiedere scusa per delle dichiarazioni avventate è un fatto stimabile. E così, dopo le polemiche per il suo post su Facebook, Alberto Airola si è cosparso il capo di cenere e ha chiesto pubblicamente scusa per quelle sue parole scritte di getto e dettate da un senso di rabbia per quel plico esplosivo indirizzato alla sindaca di Torino Chiara Appendino. Sui social, infatti, per criticare gli autori del tentativo di vile attentato alla prima cittadina aveva esaltato i terroristi di un tempo.

«Se alcune parole sono state inopportune, mi scuso – scrive il senatore del Movimento 5 Stelle Alberto Airola sul suo profilo Facebook -. Quello che volevo dire è che ammantarsi dell’identità storica anarchica e dei suoi riferimenti culturali, per coprire sotto una presunta emulazione un banale quanto vigliacco atto di violenza è patetico e gravissimo». Il concetto ora sembra essere molto più chiaro rispetto al j’accuse pubblicato nella tarda serata di lunedì, nel quale sembrava esserci una lode ai «bombaroli di una volta» che almeno ci mettevano la faccia sui loro attentati.

Airola chiede scusa per quell’improvvido post su Facebook

Ma perché allora scrivere quel post che poi si è rivelato un vero e proprio boomerang? Ce lo spiega lo stesso Airola nell’incipit delle sue scuse su Facebook: «Mi sembra giusto chiarire le mie parole nel post di solidarietà a Chiara Appendino: mi conoscete sono una persona sanguigna e la notizia del pacco bomba, mi ha riempito di rabbia e indignazione. Si tratta dell’ennesimo atto vile commesso da individui violenti e senza dignità ai danni dei miei concittadini e di un’amministrazione onesta e coraggiosa che agisce nel loro unico interesse».

La folle rincorsa dei politici a scrivere cose sui social

La rabbia e l’indignazione. Due sentimenti umani che hanno portato il senatore M5S, nato a Moncalieri e quindi molto vicino alle vicissitudini del Comune di Torino e da sempre in prima fila nella lotta al fianco dei No Tav in Val di Susa, a non razionalizzare e scrivere un post dal contenuto inopportuno. Peccato, però, che un rappresentante della politica non possa agire come un comune cittadino, andando sui social a scrivere la prima cosa che gli passa per la mente. Ma, ormai, nel 2019 ci abbiamo fatto l’abitudine.

(foto di copertina: ANSA/ GIUSEPPE LAMI)

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