Un addio nel nome della concorrenza spietata che ha reso impossibile aumentare il giro d’affare. Dal prossimo 30 luglio, Airbnb esce dal mercato della Cina e non darà più la possibilità agli host del Paese orientale di pubblicare annunci sulla sua piattaforma. La decisione è stata ufficializzata nelle ultime ore, con una lettera pubblicata dal co-fondatore della famosa app per gli affitti brevi. La scelta è figlia di numeri e report che mostrano lo scarso successo (rispetto ad altre realtà) di quell’applicazione arrivata fondata nel 2008 e sbarcata tra Pechino e dintorni nel 2015.
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«Abbiamo preso la difficile decisione di concentrare i nostri sforzi in Cina sui viaggi in uscita e sospendere le nostre case e le esperienze degli host nel Paese, a partire dal 30 luglio 2022», ha scritto il co-fondatore di Airbnb Nathan Blecharczyk nella lettera di commiato pubblicata e condivisa sull’app WeChat. Il motivo, dunque, è economico e strategico e la decisione di abbandonare il mercato tra Pechino e dintorni non è legata alle recenti (e rinnovate) tensioni con gli Stati Uniti dopo le dichiarazioni belligeranti di Joe Biden su un possibile intervento militare americano in caso di invasione cinese a Taiwan. E non c’entrano neanche le polemiche per gli annunci di quelle case sottratte agli Uiguri.
La mossa di Airbnb, però, non esclude completamente dal mercato i cittadini cinesi. L’app e le sue offerte, infatti, rimarranno disponibili e accessibili a tutti, ma solamente per i viaggi verso l’estero. Entro il 30 luglio, infatti, saranno rimossi solamente gli annunci pubblicati dagli host sulla piattaforma, ma a tutti sarà consentito di programmare i propri affitti a tempo utilizzando il sito e l’applicazione mobile. La rinuncia al mercato cinese, dunque, deve essere letta solamente in chiave strategico-commerciale. Perché i numeri parlano piuttosto chiaro. Airbnb Cina non ha prodotto gli effetti sperati: secondo un report, dal 2016 i soggiorni prenotati attraverso l’app nel Paese orientale hanno rappresentato solamente l’1% del totale (con annesso 1% di peso sul fatturato). Dati che spiegano, ancora meglio, i motivi che hanno portato a questa decisione.