Per Agcom Damilano «ha violato la par condicio» e quanto detto in puntata il 20 settembre non basta per rimediare

Anche per Agcom Damilano ha violato la par condicio e, nonostante quanto detto nella puntata del giorno dopo, viene richiesto di ammetterlo nella prima puntata utile

22/09/2022 di Ilaria Roncone

Anche per Agcom Marco Damilano nel corso della puntata de Il cavallo e la torre in cui è stato ospite filoso francese Bernard-Herni Lévy (quella del 19 settembre) ha violato la par condicio. L’ordine per la Rai, emesso ieri sera attorno alle 2o, è quello di trasmettere – in apertura delle prima puntata utile – un messaggio in cui il conduttore affermi che nella puntata in questione i principi di obiettività, pluralismo, correttezza e lealtà non sono stati rispettati. La Commissaria Elisa Giomi ha votato contro il provvedimento, commentando la sua scelta: «La tutela del pluralismo non passa per un computo matematico delle parole espresse contro o a favore dei diversi soggetti politici, come fossimo dei ragionieri della verità, significa piuttosto assicurare la varietà e l’equilibrio complessivo delle opinioni politiche di tutti». Nello specifico, Agcom su Marco Damilano ha parlato di una violazione dei «principi di correttezza e imparzialità sanciti dalle disposizioni in materia di par condicio».

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Agcom su Damilano, quanto già affermato dal giornalista non basta

In apertura di puntata, il giorno dopo quella che è oggetto della questione, Damilano ha subito affermato che «ieri sera il filosofo francese Bernard-Henri Lévy si è lasciato andare ad alcune affermazioni che c’è una tentazione fascista alle porte in Italia e in Europa e che il voto degli elettori non sempre è rispettabile. Da alcune affermazioni ho preso le distanze in diretta e altre affermazioni non le condivido, l’ho detto ieri e lo ripeto oggi».

Queste parole non sono ritenute sufficienti ed è stato ordinato da Agcom a Rai che Damilano affermi esplicitamente di aver violato i principi di pluralismo, obiettività, completezza, correttezza e lealtà. In seguito alla puntata, gli esponenti di destra della Commissione di Vigilanza Rai si sono scatenati parlando – tra le altre cose un grave attacco contro la democrazia italiana”- di «un grave attacco contro la democrazia italiana». Anche Meloni e Salvini ci hanno messo del loro, la prima chiamando in causa il voto degli italiani non rispettato e il secondo definendo la puntata un comizio per cui il conduttore viene pagato con soldi pubblici.

Non è servito che Damilano, nella puntata del 29 settembre, si sia dissociato – come abbiamo già evidenziato riportando le sue frasi – e abbia ospitato lo storico Giovanni Orsina, che ha espresso tesi opposte a quelle di Levy. Considerato che la decisione è stata comunicata a ridosso della messa in onda della puntata di ieri, il messaggio dovrebbe comparire all’inizio della puntata di questa sera.

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