8×1000, la Corte dei Conti: favorisce la Chiesa, ci costa troppo ed è senza controlli

Il meccanismo dell’8 per mille sta diventando troppo oneroso per le casse dello Sato e sfugge a qualsiasi controllo di natura amministrativa sull’urilizzo dei fondi. È l’allarme lanciato dalla Corte dei Conti su quota di imposta sui redditi che lo Stato distribuisce, in base alle scelte effettuate nelle loro dichiarazioni, fra se stesso e le confessioni religiose.

 

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8 PER MILLE, L’ALLARME DEI MAGISTRATI CONTABILI –

I numeri forniti dai magistrati contabili parlano di risorse alla Chiesa salite dai 200 milioni di euro del 1990 ad oltre un miliardo (precisamente un miliardo e 54 milioni) nel 2014. L’intervento complessivamente varrebbe oltre 1,2 miliardi, considerando i 170 milioni che rimangono allo Stato e quote più piccole destinate ad altre confessioni, come i 41 milioni alla Chiesa Evangelica Valdese. Secondo la Corte dei Conti, dunque, il meccanismo dell’8 per mille sarebbe da rivedere. Scrive Roberta Amoruso sul Messaggero:

Fino a pochi mesi fa il governo non pubblicava nemmeno le attribuzioni alle singole confessioni, né tantomeno la destinazione dei fondi. Ora il pressing dei magistrati contabili ha portato a qualche miglioramento, seppure timido: da aprile 2015 sul sito del ministero è pubblicata almeno la ripartizione dei fondi. Ma resta ancora nella nebbia il dettaglio dell’utilizzo. Così come rimane il nodo di un eccesso di spot sponsorizzati dalla Chiesa che, ricorda la relazione «rischia di distogliere fondi da finalità proprie». Le cifre in gioco sono enormi e la crescita del 400% incassata dal Cei «fa in parte venir meno le ragioni che giustificano il cospicuo intervento finanziario dello Stato disegnato dall’8 per mille» nel 1990 (allora sostituì risorse che pervenivano dallo Stato alla Chiesa nella misura di circa 200 milioni). Il punto, dunque, è che mentre lo Stato si trova costretto a causa della crisi a «ridurre le spese sociali», la quota di Irpef prelevata da 42 milioni di contribuenti «a favore delle confessioni continua ad incrementarsi». La relazione si spinge ad affermare che «il cospicuo intervento finanziario dello Stato disegnato dall’8 per mille ha contribuito ad un rafforzamento economico senza precedenti della Chiesa Italiana».

Poi c’è il nodo dei controlli. I bilanci non sono mai passati sotto la lente della Corte dei Conti. Continua Amoruso sul Messaggero:

Ad aggravare la situazione è l’assenza di controlli, a partire da quelli sui fonti destinati al Cei (388.251.190 utilizzati per il sostentamento del clero, i 433.321.320,67 per le esigenze di culto e 245.000.000 per gli interventi caritativi). I bilanci dovrebbero passare dal ministero dell’Interno al Tesoro per finire sotto la lente di apposite sezioni. Ma secondo i giudici,«i dati, cosa sconosciuta a questa direzione, non sono mai arrivati agli uffici».

(Foto di copertina: AP Photo / Andrew Medichini)

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