L’invadenza di #2020Wrapped di Spotify e il senso di vergogna
Il racconto digitale dei dati raccolti dalla piattaforma musicale per singolo utente
02/12/2020 di Gianmichele Laino
Le vostre bacheche social sono piene di 2020 Wrapped – e del relativo hashtag -, i vostri contatti li stanno condividendo con molto entusiasmo, come se avessero dato loro in mano il giocattolino con cui distrarsi in questo primo, vero pomeriggio di maltempo diffuso su tutto il territorio nazionale, dalla neve di Milano alla pioggia di Roma. Ma #2020Wrapped è molto più di questo. È il racconto digitale di dati raccolti da Spotify nel corso del 2020 per ciascun utente della piattaforma. Una sorta di grande calderone di informazioni personali che, messe insieme, presentate con una grafica accattivante e proposte a mo’ di gioco, creano in realtà un grande senso di inquietudine.
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2020 Wrapped, come funziona il sistema
Una schermata iniziale molto colorata ci fa notare che l’anno più lungo di sempre non è ancora finito e potrebbe essere molto lungo, ma che «il tuo 2020 su Spotify è pronto». Con il meccanismo sdoganato dalle Instagram Stories, poi, si passa alla schermata in cui si fa presente il numero di nuovi artisti che sono stati ascoltati da un utente x nel 2020, i cinque generi musicali preferiti che sono stati ascoltati, il tuo “brano preferito dell’anno”, la data del suo primo ascolto, il giorno con più ascolti, la data dell’ultimo ascolto. Si passa, poi, alla lista dei brani preferiti (con la possibilità di aggiungerli alla libreria interna all’applicazione), per poi proporre all’utente una serie di quiz (il tuo decennio musicale preferito del 2020, il tuo artista preferito dell’anno) ai quali – potrebbe sorprendervi – difficilmente potreste rispondere correttamente. Si chiude con il numero complessivo di artisti ascoltati quest’anno e con la lista completa degli artisti stessi. Infine, arriva l’invito a condividerlo sui tuoi canali social.
Ora, le condizioni e i termini di utilizzo di Spotify sono noti a tutti. È chiaro che la piattaforma – come ogni altra – disponga di un algoritmo con cui misurare l’indice di gradimento degli utenti, proporre i brani suggeriti, indirizzare al meglio i messaggi pubblicitari. Quando accettiamo di ascoltare della musica utilizzando la piattaforma, dovremmo essere a conoscenza di tutto ciò. Tuttavia, ciò che ci ha mostrato #2020Wrapped è qualcosa di diverso: ci ha messo di fronte alle nostre responsabilità, ci ha fatto capire che l’ascolto musicale – che in tanti considerano un momento intimo – in realtà è molto più condiviso di quanto potessimo pensare.
2020 Wrapped, il senso di inadeguatezza
Per questo, potreste essere assaliti da un senso di inadeguatezza man mano che le schermate di #2020Wrapped vanno avanti, scoprendo di quella volta in cui avete ascoltato un brano di Mietta, magari in un momento di estremo rilassamento o perché quella canzone – in quella singola circostanza – vi stava riportando indietro alla vostra infanzia. È un modo di guardarsi allo specchio, con lo specchio che ci viene sbattuto in faccia. In un attimo realizzi che, mentre pensi di essere da solo con le tue cuffiette, in realtà c’è il team di Spotify che ha gli occhi puntati su di te, che critica (o condivide) le tue scelte musicali, che si prende gioco delle tue preferenze. E che sorride, magari, quando scegli di ascoltare (o di riascoltare) Mietta.