La storia dei 1800 sospetti Covid-19 che non rientrano nelle statistiche e che i medici di famiglia dovranno monitorare
24/03/2020 di Gianmichele Laino
Come abbiamo più volte sottolineato, in Lombardia si è perso il contatto reale con la dimensione del contagio. Non è un processo che è stato accelerato soltanto nelle ultime ore e negli ultimi giorni, ma è un qualcosa che va avanti sin dall’inizio, sin da quando il paziente 1 – Mattia di Codogno – ha manifestato chiaramente i suoi primi sintomi (19 febbraio) ed è stato sottoposto al tampone, risultando negativo. In Lombardia ci sono almeno 1800 casi sospetti di pazienti Covid-19 che attualmente non rientrano nelle statistiche comunicate quotidianamente dalla protezione civile.
LEGGI ANCHE > La storia che vi abbiamo raccontato dimostra che Gallera non dice le cose come stanno sui tamponi
1800 casi sospetti in Lombardia monitorati dai medici di famiglia
Si tratta, infatti, di quelle persone che, pur avendo sintomi, non sono state sottoposte a tampone e che si trovano in isolamento volontario in casa. L’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera, nella giornata di ieri, ha parlato della necessità di condurre i test e, allo stesso tempo, ha sottolineato: «I pazienti con sintomatologia simil influenzale, di cui non è nota l’eventuale positività, devono essere considerati come sospetti casi Covid-19».
Per questo c’è stato un vero e proprio appello ai medici di famiglia, affinché possano – attraverso la loro assistenza quotidiana – monitorare lo stato di salute di queste persone che, in base a una prima analisi condotta nelle precedenti 48 ore, sarebbero circa 1800. Non è detto che tutte queste persone siano affette da coronavirus, ma è molto probabile – visto che i tamponi non sono stati fatti – che la maggior parte di loro sia stato contagiato.
1800 casi sospetti, cosa succede ora
L’epidemiologo dell’Ats Milano Antonio Russo ha messo a disposizione un portale che serve proprio per il tracciamento di queste persone e che devono essere monitorate attraverso la cosiddetta sorveglianza attiva, come previsto da una delibera approvata ieri dalla giunta di Attilio Fontana. Si tratta di un passaggio fondamentale – anche se forse non risolutivo – per contenere ancora di più il contagio. Se queste persone, infatti, hanno rispettato le varie misure restrittive nei giorni scorsi, il contagio sarà comunque circoscritto. Ma la probabilità che qualcuno abbia disatteso, anche soltanto per un giorno o per poche ore complessivamente, le disposizioni di regione e governo è percentualmente alta.